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PITTORI: Bernardino Lanzani

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

BERNARDINO LANZANI

1506-1507

Pavia, S. Maria in Teodote, Oratorio di S. Salvatore

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La decorazione ad affresco che riveste completamente l'interno della Cappella di san Salvatore connessa alla chiesa di santa Maria in Teodote a Pavia è stata realizzata verso il 1506-07 da Bernardino Lanzani da San Colombano e dalla sua bottega.

In particolare si può riconoscere la mano del Maestro nelle Storie di Sant'Agnese, nelle eleganti candelabre a grottesche e nelle figure nere su fondo giallo, che sono simili a quelle dipinte nella chiesa di San Teodoro e destinate quasi a simulare l'effetto di un decoro a niello su lamina d'oro. La lettura dell'articolato sistema iconografico è aiutata dalle iscrizioni con la denominazione dei santi e, negli episodi di carattere narrativo, con le parole pronunciate dai singoli personaggi.

 

Nei pennacchi che sostengono la cupola, secondo una tradizione iconografica consolidata, sono stati dipinti i quattro Evangelisti, con i rispettivi simboli, che da tondi pensati come piccole finestre circolari si affacciano dal cielo verso l'interno. Nelle quattro cupole minori Lanzani dipinse i dottori della chiesa Ambrogio, Agostino, Gregorio Magno e Gerolamo che sono stati raffigurati seduti davanti al proprio scriptorium.

 

La più antica testimonianza di questo complesso pavese e del monastero collegato è quella di Paolo Diacono che, nell'Historia Langobardorum, racconta: «Cuniberto re prese in moglie l'anglosassone Ermelinda; costei avendo visto al bagno una giovane di nome Teodote, di nobilissima famiglia romana con un corpo assai bello e dotato di una lunga capigliatura bionda ..., ne lodò la bellezza a suo marito il quale, dissimulando il piacere che gli veniva da questi discorsi della moglie, arse d'amore per quella giovane; senza indugio si portò a cacciare nella foresta detta Orba e ordinò che sua moglie venisse con lui. Il re poi, abbandonando la caccia, di notte ritornò a Pavia e fatta venire a sé la giovane Teodote con essa si giacque. Poi però la fece entrare nel monastero di Pavia, che da lei prese il nome».

Teodote diventa dunque badessa di un monastero che esiste già ai tempi di Cuniperto (687-700). Nel 1473 le monache di Teodote passano sotto la giurisdizione dell'abate del monastero benedettino di San Salvatore, che sorgeva vicinissimo fuori dalle mura della città. Quest'ultimo a sua volta dipendeva dalla Congregazione di Santa Giustina di Padova. Alla fine del Quattrocento l'edificio è investito da un grande rinnovamento edilizio e proprio nel lato orientale del chiostro viene a collocarsi il piccolo oratorio rinascimentale, totalmente inglobato nel complesso e idealmente inscrivibile in un cubo. A pianta centrale, l'oratorio rivela un vano cruciforme poliabsidato, simile a quello milanese del sacello di San Satiro. Coperto da cinque cupole secondo lo schema a quinconce, lo spazio si articola intorno a quattro colonne poggianti su un plinto cubico. Al di sotto, la cripta propone un vano di analoga planimetria, coperto con volte sostenute da quattro pilastri in muratura. Benché non si conosca il nome dell'architetto, l'oratorio si colloca a pieno titolo nel contesto delle architetture a pianta centrale tra Quattro e Cinquecento, e si può ritenere che la particolare tipologia medio bizantina a cinque cupole sia influenzata dalla Congregazione di Santa Giustina di Padova da cui in questi anni dipende il monastero pavese.