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PITTORI: Guillaume De Marcillat

L'autoritratto di Marcillat accanto al volto di Agostino

L'autoritratto di Marcillat accanto al volto di Agostino

 

 

GUILLAUME DE MARCILLAT

1528

Berlino, Staatliche Museen Gemäldegalerie

 

Disputa dei Dottori della Chiesa sulla Immacolata Concezione

 

 

 

La tavola che Marcillat eseguì per la cappella della Concezione nella chiesa aretina di san Francesco nel 1528, è stata Identificata con questo dipinto che raffigura La disputa dei Padri della Chiesa sulla Immacolata Concezione. L'opera è oggi conservata a Berlino allo Staatliche Museen Gemäldegalerie. L'opera è di grande interesse poiché costituisce una rara testimonianza della pittura da cavalletto di Marcillat. Inoltre il volto di Origene costituirebbe un suo autoritratto, riconoscibile dal confronto con il ritratto inserito nelle Vite di Vasari.

Agostino è stato dipinto a destra con il volto giovanile che si rivolge verso lo spettatore. Accanto a lui c'è il volto di Origene che lo guarda e lo indica con la mano. Tutti gli altri Dottori della Chiesa parlano fra di loro: solo Agostino è come estraniato dalla discussione. Con la mano sinistra indica verso il basso una scritta, che riporta una sua celebre frase sull'argomento che si sta trattando:

MAGNIFICA ILLUM QUI TE OMNI PECCATO RESERVAVIT - AUGUSTNUS

La frase è incisa sulla panca dove il santo è seduto. Il suo braccio sinistro si appoggia con la mano sulla panca e mostra una ricca decorazione ricamata sul piviale che raffigura la nascita di Gesù, dove i protagonisti sono Maria, Giuseppe, il piccolo nato, un fedele in preghiera con il bue e l'asinello.

 

 

Guillaume de Marcillat

Nacque a La Châtre verso il 1470. Oltre alla vita di Vasari, che fu suo allievo, le fonti principali per ricostruire la sua vita e le sue opere sono costituite da due registri contabili autografi che provengono dal monastero di Camaldoli e che sono conservati l'uno nell'Archivio di Stato di Firenze e l'altro nella Biblioteca comunale di Arezzo. In questi registri vengono elencate le sue entrate e le sue uscite dal 1515 al 1529, anno della sua morte.

Per quanto riguarda la sua vita prima del 1515 le uniche notizie ci derivano dall'approssimativo racconto di Vasari. A suo dire il giovane Marcillat, buon disegnatore e maestro vetraio, fu costretto a vestire l'abito domenicano per sfuggire a una condanna, dato che fu coinvolto in una rissa che si concluse con un omicidio.

Marcillat, anche da frate, continuò nella sua attività artistica e venne in Italia al seguito di un maestro vetraio francese citato da Vasari come "Maestro Claudio".

La sua presenza a Roma è testimoniata da una bolla di Giulio II del 19 ottobre 1509, che gli consentiva di lasciare l'abito domenicano e di scegliere tra quello benedettino e quello di canonico regolare di S. Agostino. Marcillat scelse quest'ultimo e con la bolla del 15 febbraio 1510  ricevette il priorato di S. Teobaldo nella diocesi di Verdun. In questa occasione viene definito "continuo familiare del papa". Questa prebenda, di cui prese possesso per procura il 4 marzo 1511, gli valse il soprannome di "priorino" e "priore francese".

Lavorò inizialmente a Roma (1505), dove fu tra i collaboratori di Raffaello nelle Stanze Vaticane, ma le sue opere più importanti si trovano a Cortona e dintorni dove ebbe numerose committenze, soprattutto di vetrate per chiese e conventi. Nel 1516 gli furono commissionate due vetrate per il coro del duomo di Cortona e nel 1516 realizzò una prima vetrata per il duomo di Arezzo con S. Lucia e S. Silvestro, alla quale sarebbero seguite negli anni successivi altre sette.

Nel duomo aretino dipinse gli affreschi della volta e per la chiesa di San Francesco realizzò il rosone. Con lui l'arte della vetrata cambiò stile e da struttura essenzialmente decorativa si trasformò accogliendo le caratteristiche di pittura vera e propria. Suo principale allievo fu Pastorino dei Pastorini, a cui l'artista francese lasciò in eredità secondo il Vasari "i vetri e le masserizie da lavorare et i suoi disegni".

Morì ad Arezzo nel 1529.