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PITTORI: Vincenzo Pagani

Madonna in trono con Agostino e santi

Madonna in trono con Agostino e santi

 

 

VINCENZO PAGANI

1550 ca.

Fermo

 

 

Madonna in trono con Agostino e santi

 

 

 

Splendida tavola in tempera su tavola del pittore Vincenzo Pagani che fu dipinta verso la metà del Cinquecento e che rappresenta una Madonna in trono con il Bambino alla presenza di Agostino, Nicola da Tolentino e altri santi. Agostino è stato raffigurato nelle tradizionali vesti vescovili con la mitra in testa, il pastorale in mano: si intravede la cocolla nera dei monaci. Il viso è quello di una persona matura, con una folta barba. Davanti a lui sta in atteggiamento d'attesa un santo. Di fronte si nota una santa a cui si rivolge il Bambino e alle sue spalle l'esile figura di san Nicola. L'intera scena ha un respiro grandioso che si sviluppa attorno al tema centrale della Vergine. Sullo sfondo un formidabile apparato di tende viene tenuto aperto da un nugolo di angioletti che volano sopra le teste dei santi e della Vergine.

 

Vincenzo Pagani (Monterubbiano, 1490-1568)

Formatosi nella bottega del padre Giovanni, nelle prime opere l'artista, in cui alle suggestioni crivellesche si uniscono le novità della pittura umbra, si rifà allo stile di Crivelli. Dal 1520 l'artista guarderà alla pittura veneta, conosciuta attraverso Antonio Solario, allora a Fermo, e attraverso Lorenzo Lotto che lavorava a Recanati. Di questa fase sono la Madonna e quattro santi (Moresco) e le pale di San Ginesio (1533-38 circa: Pinacoteca Comunale) e Ascoli Piceno (chiesa di Sant'Agostino).

 

In qualche rappresentazione iconografica Agostino appare inginocchiato dinanzi alla Vergine e al Bambino presso la grotta, oppure in compagnia della Sacra famiglia di Gesù. Si tratta di tavole pietistiche dettate da devozioni abbastanza diffuse che legano la figura del santo a quella importantissime della Vergine e del Bambino.

Con l'espressione Sacra Famiglia, nella dottrina cristiana, si intende la famiglia di Gesù, composta da Gesù stesso, da Maria e da Giuseppe. Oggi si preferisce sostituire l'espressione Sacra Famiglia con l'espressione Famiglia di Nazareth, essendo la Sacra Famiglia originaria di Nazaret.

 

Giovanni e Domenico Pagani

Giovanni di Domenico Pagani è il primo di una famiglia di pittori monterubbianesi, di cui il più noto è il figlio Vincenzo, che ha lasciato numerose testimonianze per lo più in tavola e ad affresco in terra marchigiana. Continuatore di questa attività artistica, ma con espressioni già manieriste, fu il nipote Lattanzio di Vincenzo che, parimenti dedito alla carriera militare, scelse la spada, abbandonando il pennello. Giovanni nacque presumibilmente a Monterubbiano intorno al 1465 e qui per lo più visse conducendo un'attiva vita pubblica sino al 1545: lo troviamo infatti il 25 gennaio di quell'anno, per l'ennesima volta eletto tra i Priori per i successivi mesi di febbraio e marzo, espressi dalla contrada Torno dove era la residenza di famiglia. Non fu però presente nell'immediatamente successivo giuramento dei Priori, il primo febbraio. Da quella data più volte la contrada estrasse dai bussoli soltanto il nome di Magister Vincentius Paganus. Nel 1538 fu membro della commissione incaricata di rinnovare i patrii statuti. Esponente quindi di una famiglia di reggimento, fu discreto possidente come testimoniano i numerosissimi atti notarili di affitto e compravendita di beni immobili, case e terreni, e mobili, maiali, buoi, grano. Essi datano dall'ultimo lustro del secolo quindicesimo, ricorrendo egli spessissimo anche come semplice testimone negli atti di più di un notaio monterubbianese. Sposò Giulia, di cui è noto il testamento datato 5 aprile 1506 in cui a lui la moglie destina metà dei propri beni. Nell'atto viene nominata anche una figlia Sigismonda cui viene assegnato un fiorino pro benedictione, in ottemperanza a quanto previsto dagli statuti comunali per le femmine già dotate all'atto del matrimonio. Essa è da aggiungere a quel Vincenzo, assegnatario dell'altra metà del patrimonio. Dall'esame degli atti notarili, rileviamo un apparente vuoto documentario dalla metà del 1504 all'ottobre 1506.