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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Pietro Vannucci detto il PeruginoPITTORI: Pietro Vannucci detto il Perugino
La vergine in trono fra i santi Agostino e Gerolamo
PIETRO VANNUCCI detto il PERUGINO
1500-1515
Bordeaux, Museo delle Belle Arti
La vergine in trono fra i santi Agostino e Gerolamo
La tavola di Perugino ha una composizione armonica con al centro la Vergine in trono con in braccio il Bambino. Ai suoi lati sono ritti in piedi, a sinistra san Gerolamo, e a destra sant'Agostino.
Gerolamo indossa i vestiti rossi cardinalizi con in testa il tipico cappello. Ha un viso dall'espressione matura con una folta barba e sta accuratamente leggendo un libro che tiene aperto fra le mani.
Agostino tiene aperto un libro che invece rivolge allo spettatore. Sotto il piviale è messa molto bene in evidenza la tunica nera dei monaci che seguono la sua regola. In testa porta la mitra, mentre con la mano sinistra regge un esile ed elegante bastone pastorale. In alto una corona di angeli assiste alla scena che si svolge al piani inferiore.
Dipinto con la tecnica della pittura a olio, il quadro misura 217 cm in altezza e 185 in larghezza. Dietro il trono che ospita la Vergine con il Bambino, il pittore ha posto come sfondo un paesaggio. L'opera venne originariamente ordinata a Perugino dagli agostiniani di Perugia per la cappella di San Tommaso da Villanova nella loro chiesa cittadina.
Pietro Vannucci detto il Perugino
Pietro Vannucci nacque a Città della Pieve e fu soprannominato il Perugino non per il luogo di nascita ma per la sede della sua bottega. Suo discepolo prediletto e il più famoso fu Raffaello che lo ritrasse in questo bel dipinto. Le tavole del Perugino e i suoi affreschi rimangono nella nostra memoria come immagini incantate di una infantile, nostalgica bellezza: è quasi impossibile, e forse inutile, ricordare esattamente una composizione. I personaggi appaiono quasi intercambiabili per i loro gesti spesso ripetuti e la quasi totale assenza di moti dell'anima. insomma, l'arte del Perugino è perfino troppo bella per essere vera; al di là dell'immediata ammirazione, il pittore sembra appartenere a un'epoca lontana che non è la nostra.
Perugino nel 1472 si iscrisse alla Compagnia di san Luca a Firenze e iniziò la frequentazione della bottega del Verrocchio. Del 1475 è l'Adorazione dei Magi, conservata alla Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria dei Servi, legata quest'ultima alla famiglia Baglioni. Del 1476 è l'affresco staccato, oggi nella Pinacoteca Comunale di Deruta, con il Padre Eterno con i santi Rocco e Romano. Nel 1478 lavora nella chiesa parrocchiale di Cerqueto, di cui rimangono solo frammenti. A questa fase appartengono varie 'Vergini': in tutte si individua una mescolanza delle influenze a lui trasmesse dai suoi due maestri. Lavora a Roma dal 1478, dove dipinge l'abside della cappella del coro della Basilica vaticana per papa Sisto IV, opera distrutta.
Nel 1481 lavora nella parete di fondo della Cappella Sistina, con l'Assunta e il papa inginocchiato come committente, opera distrutta per far posto al Giudizio Universale di Michelangelo. Da questo momento fino al 1483 partecipa alla decorazione di tutta la Cappella assieme agli artisti fiorentini Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli. Per queste opere i pittori si attennero a comuni convenzioni rappresentative in modo da far risultare il lavoro omogeneo, quali una comune scala dimensionale, una comune struttura ritmica e una comune rappresentazione paesaggistica; utilizzarono inoltre, accanto ad un'unica gamma cromatica, le rifiniture in oro in modo da far risplendere le pitture con i bagliori delle torce e delle candele. Nel 1485 per il gran prestigio di cui godeva fu nominato cittadino onorario di Perugia da cui il suo soprannome. La sua attività fu frenetica nell'ultimo periodo della sua vita, tanto che aprì due botteghe sia a Firenze che a Perugia. Per la città di Firenze eseguì, nel 1493, la Madonna che appare a San Bernardo, conservata a Monaco alla Alte Pinakothek; nel 1494 il ritratto di Francesco delle Opere, ora agli Uffizi; nel 1495 o nel 1500 la tavoletta con Apollo e Dafni, conservata al Louvre. Quest'ultima nasce dal clima culturale della corte neoplatonica creatosi attorno al Magnifico, dove l'arte si distacca dalla vita civica e ripiega su temi mitologici e allegorici. Nel 1495 realizza il Compianto su Cristo Morto, ora agli Uffizi; tra il 1495 e il 1496 la Crocifissione ad affresco nella chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi; nel 1500 la Pala di Vallombrosa, ora alla Galleria dell'Accademia, e tra il 1505 e il 1507 il polittico dellAnnunziata ora alla Galleria dell'Accademia di Firenze. Per Perugia eseguì, tra la fine del 1495 e il 1496, la Pala dei Decemviri, detta così perché realizzata su commissione dai Decemviri di Perugia per la cappella del Palazzo Pubblico. Nel 1496 completa il Polittico di San Pietro, opera smembrata nel 1591, in seguito alla distruzione della chiesa: al centro era l' Ascensione con la Vergine, gli Apostoli e Angeli; come cimasa Dio in gloria, nella predella le tavole con l' Adorazione dei Magi, il Battesimo di Cristo, la Resurrezione e due pannelli con i Santi protettori di Perugia. Nel 1498 lavorò alla decorazione della Sala dell'Udienza nel Collegio del Cambio a Perugia, ciclo terminato nel 1500, il cui tema è la concordanza fra sapienza pagana e sapienza cristiana, tema elaborato dall'umanista Francesco Maturanzio. Tra il 1510 e il 1520 dipinge il Polittico di Sant'Agostino e tra il 1503 e il 1504 lo Sposalizio della Vergine per la cappella del Sant'Anello in Duomo. Di questi anni è l'amicizia che intrattiene col giovane pittore Raffaello Sanzio. Morì nel 1523 a Fontignano (frazione di Perugia) ed è sepolto in una piccola chiesa che si trova appena fuori dal paese.