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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Pietro Vannucci detto il PeruginoPITTORI: Pietro Vannucci detto il Perugino
Ricostruzione del fronte verso il coro dei monaci agostiniani della monumentale pala di sant'Agostino
PIETRO VANNUCCI detto il PERUGINO
1502-1523
Sedi diverse
Polittico di sant'Agostino
Il cosiddetto Polittico di Sant'Agostino è un insieme di dipinti a olio su tavola realizzato in due fasi, una dal 1502 al 1512 e una dal 1513 al 1523 circa. Buona parte degli scomparti sono oggi conservati alla Galleria Nazionale dell'Umbria a Perugia.
Il polittico originariamente si trovava nella chiesa di sant'Agostino di Perugia e per la sua imponenza, viene considerato come l'ultima grandiosa opera del Perugino prima della sua tarda produzione tarda destinata a centri più provinciali. Nella prima fase di produzione che va dal 1502 al 1512 Perugino si trovava negli anni all'apogeo della carriera artistica. Nella seconda Perugino lega il lavoro agli ultimi anni della sua vita, dal 1520 alla morte.
Le tavole del polittico erano incastonate in una grande macchina architettonica di gusto moderno, che venne realizzata da Mattia da Reggio. L'insieme comprendeva almeno ventotto o trenta pannelli, distribuiti su entrambi i lati, davanti e dietro.
Il polittico nel 1654 fu parzialmente smembrato e smontato dall'altare, perché ritenuto poco conforme alle nuove disposizioni liturgiche della controriforma. Da quel momento cominciò la dispersione delle tavole. Molte di esse si trovano ora in Francia, dopo che nel 1797 le truppe napoleoniche si portarono via diverse parti che non furono più restituite, altre sono negli Stati Uniti, altre ancora in Italia. Perugino in questa sua opera riprende schemi quattrocenteschi ma infonde nuova inventiva e grande raffinatezza, senza mai rinunciare a una lirica semplice e commossa.
Alla prima fase produttiva vengono in genere assegnati i dipinti destinati al lato visibile dalla navata. Questi comprendono le seguenti tavole:
il Battesimo di Cristo, 261x146 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria)
i Santi Filippo e Agostino, 173x91 cm (Tolosa, Museo des Augustins)
i Santi Ercolano e Giacomo Maggiore, 173x91 cm (Lione, Museo delle Belle Arti)
l'Angelo annunciante, diametro 102 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria)
la Vergine annunciata, tavola perduta
Adorazione dei Magi, 39,5x85 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria)
la Predica del Battista, 39,5x84 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria)
le Nozze di Cana, 39,5x84,5 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria)
la Presentazione di Gesù al Tempio, 39,5x83,5 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria).
La predella molto probabilmente fu eseguita da aiuti di bottega su disegno di Perugino, preoccupato dalle richiesta dei frati agostiniani che ne esigevano la consegna. Le opere del primo periodo esecutivo sono caratterizzate da un disegno molto sottile e preciso, mentre il colore è corposo e spesso. I dettagli sono molto nitidi e eseguiti con meticolosità.
Il Battesimo di Cristo è un'opera di grande qualità, dove l'insieme è connotato dalla delicatezza del paesaggio che sfuma in lontananza e dai colori tenui e soffusi, molto chiari. Essi delineano i corpi in forme di calibrata eleganza, soprattutto quello del Cristo, dall'aspetto seminudo. La struttura della composizione non è nuova, poiché venne utilizzata già nella predella della Pala dell'Annunziata, così la simmetria degli angeli utilizzata in numerose opere dalla Madonna della Consolazione in poi. Nella esecuzione dei pannelli laterali dei santi la descrizione dei fiori e delle erbette sul prato è eseguita con grande attenzione mentre i santi, sebbene in pose convenzionali, esprimono un disegno sicuro e preciso.
A partire dal 1513-1523 Perugino pose mano alla esecuzione del lato posteriore rivolto al coro dei frati. I suoi numerosi scomparti furono consegnati a intervalli più o meno regolari fino alla morte del pittore. Al centro del polittico si trovava l'Adorazione dei pastori, affiancata da due coppie di santi, Irene e Sebastiano a sinistra, e Girolamo e Maria Maddalena a destra. Nei riquadri della predella si possono riconoscere le figure di san Nicola da Tolentino, santa Monica e sant'Alipio.
Il registro superiore, in due tondi, presentava altri due santi. Inoltre nella seconda fase vennero messi a punto i pannelli per le cimase: l'Eterno benedicente rivolto alla navata centrale e la Pietà verso il coro con ai lati dei profeti David e Daniele.
Le tavole realizzate in questa seconda fase furono:
l'Adorazione dei pastori, 263x147 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria)
i santi Irene e Sebastiano, 189x95 cm (Museo di Grenoble)
i santi Girolamo e Maria Maddalena, 174x95 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria)
un santo giovane con spada (forse san Giuliano), diametro 102 cm (Parigi, Museo del Louvre)
un san Bartolomeo, 89,5x74,8 cm (Birmingham, Museum and Art Gallery)
l'Eterno benedicente, 145x140 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria)
una Pietà, 144x152 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria)
David, diametro 61 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria)
Daniele, diametro 61 cm (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria).
Le tavole relative a questo periodo, ad eccezione dei due profeti dipinti a tempera, sono elementi generalmente decorativi. Lo stile esecutivo è caratterizzato da un disegno steso col pennello. Il colore, velato di trasparenze, non copre il disegno ma lo lascia visibile per marcare il contorno delle figure. La tecnica esecutiva manifesta la grande sicurezza e maestria che perugino aveva raggiunto in età avanzata. Gli sfondi del paesaggio sono piuttosto semplificati. Mancano i prati fioriti in primo piano con l'intento di privilegiare la centralità delle figure. I personaggi pertanto acquistano solennità e monumentalità, con un gusto classicista che Perugino sembra aver elaborato da Raffaello, che era stato suo allievo.
Pietro Vannucci detto il Perugino
Pietro Vannucci nacque a Città della Pieve e fu soprannominato il Perugino non per il luogo di nascita ma per la sede della sua bottega. Suo discepolo prediletto e il più famoso fu Raffaello che lo ritrasse in questo bel dipinto. Le tavole del Perugino e i suoi affreschi rimangono nella nostra memoria come immagini incantate di una infantile, nostalgica bellezza: è quasi impossibile, e forse inutile, ricordare esattamente una composizione. I personaggi appaiono quasi intercambiabili per i loro gesti spesso ripetuti e la quasi totale assenza di moti dell'anima. insomma, l'arte del Perugino è perfino troppo bella per essere vera; al di là dell'immediata ammirazione, il pittore sembra appartenere a un'epoca lontana che non è la nostra.
Perugino nel 1472 si iscrisse alla Compagnia di san Luca a Firenze e iniziò la frequentazione della bottega del Verrocchio. Del 1475 è l'Adorazione dei Magi, conservata alla Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria dei Servi, legata quest'ultima alla famiglia Baglioni. Del 1476 è l'affresco staccato, oggi nella Pinacoteca Comunale di Deruta, con il Padre Eterno con i santi Rocco e Romano. Nel 1478 lavora nella chiesa parrocchiale di Cerqueto, di cui rimangono solo frammenti. A questa fase appartengono varie 'Vergini': in tutte si individua una mescolanza delle influenze a lui trasmesse dai suoi due maestri. Lavora a Roma dal 1478, dove dipinge l'abside della cappella del coro della Basilica vaticana per papa Sisto IV, opera distrutta.
Nel 1481 lavora nella parete di fondo della Cappella Sistina, con l'Assunta e il papa inginocchiato come committente, opera distrutta per far posto al Giudizio Universale di Michelangelo. Da questo momento fino al 1483 partecipa alla decorazione di tutta la Cappella assieme agli artisti fiorentini Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli. Per queste opere i pittori si attennero a comuni convenzioni rappresentative in modo da far risultare il lavoro omogeneo, quali una comune scala dimensionale, una comune struttura ritmica e una comune rappresentazione paesaggistica; utilizzarono inoltre, accanto ad un'unica gamma cromatica, le rifiniture in oro in modo da far risplendere le pitture con i bagliori delle torce e delle candele. Nel 1485 per il gran prestigio di cui godeva fu nominato cittadino onorario di Perugia da cui il suo soprannome. La sua attività fu frenetica nell'ultimo periodo della sua vita, tanto che aprì due botteghe sia a Firenze che a Perugia. Per la città di Firenze eseguì, nel 1493, la Madonna che appare a San Bernardo, conservata a Monaco alla Alte Pinakothek; nel 1494 il ritratto di Francesco delle Opere, ora agli Uffizi; nel 1495 o nel 1500 la tavoletta con Apollo e Dafni, conservata al Louvre. Quest'ultima nasce dal clima culturale della corte neoplatonica creatosi attorno al Magnifico, dove l'arte si distacca dalla vita civica e ripiega su temi mitologici e allegorici. Nel 1495 realizza il Compianto su Cristo Morto, ora agli Uffizi; tra il 1495 e il 1496 la Crocifissione ad affresco nella chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi; nel 1500 la Pala di Vallombrosa, ora alla Galleria dell'Accademia, e tra il 1505 e il 1507 il polittico dellAnnunziata ora alla Galleria dell'Accademia di Firenze. Per Perugia eseguì, tra la fine del 1495 e il 1496, la Pala dei Decemviri, detta così perché realizzata su commissione dai Decemviri di Perugia per la cappella del Palazzo Pubblico. Nel 1496 completa il Polittico di San Pietro, opera smembrata nel 1591, in seguito alla distruzione della chiesa: al centro era l' Ascensione con la Vergine, gli Apostoli e Angeli; come cimasa Dio in gloria, nella predella le tavole con l' Adorazione dei Magi, il Battesimo di Cristo, la Resurrezione e due pannelli con i Santi protettori di Perugia. Nel 1498 lavorò alla decorazione della Sala dell'Udienza nel Collegio del Cambio a Perugia, ciclo terminato nel 1500, il cui tema è la concordanza fra sapienza pagana e sapienza cristiana, tema elaborato dall'umanista Francesco Maturanzio. Tra il 1510 e il 1520 dipinge il Polittico di Sant'Agostino e tra il 1503 e il 1504 lo Sposalizio della Vergine per la cappella del Sant'Anello in Duomo. Di questi anni è l'amicizia che intrattiene col giovane pittore Raffaello Sanzio. Morì nel 1523 a Fontignano (frazione di Perugia) ed è sepolto in una piccola chiesa che si trova appena fuori dal paese.