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PITTORI: GIOVANNI DI PIETRO DETTO LO SPAGNA

Beata Vergine con Agostino, la Maddalena e angeli opera dello Spagna

Beata Vergine con Agostino, la Maddalena e angeli:

chiesa di san Sebastiano a Panicale

 

 

GIOVANNI DI PIETRO DETTO LO SPAGNA

1450-1528

Panicale, chiesa di san Sebastiano

 

La Beata Vergine col Bambino, Sant'Agostino, Maria Maddalena e gli angeli musicanti

 

 

 

 

La chiesa di san Sebastiano a Panicale in Umbria conserva questo splendido affresco che raffigura la Beata Vergine col Bambino, Sant'Agostino, Maria Maddalena, e gli angeli musicanti.

Nelle descrizioni del passato, questo affresco veniva interpretato come una Vergine Assunta in cielo, che richiede la presenza degli angeli musicanti: il primo che suona una lira da braccio, il secondo una bombarda, il terzo una ribeca, il quarto un liuto. Il dipinto proviene dalla chiesa di Sant'Agostino di Panicale, al cui interno decorava l'altare della Madonna del Soccorso, presso il quale si riuniva una confraternita femminile. Antiche testimonianze ricordano l'altare in fondo alla navata, accanto alla porta principale sulla quale si legge la data 1502. Nel 1796, a causa della forte umidità dell'ambiente, si decise di staccare l'affresco dal muro e di spostarlo sulla parere nord della chiesa. Più volte restaurato, fu infine depositato nella chiesa di San Sebastiano. Una tradizione che risale al 1626 ha collegato questo affresco alla figura di Pietro Perugino, nel cui catalogo ha continuato a figurare fino al 1984, quando l'autore è stato riconosciuto in un aiuto di Pietro identificato in Giovanni di Pietro detto lo Spagna. L'affresco, attribuito alla scuola del Perugino è dunque di mano dello "Spagna", uno degli allievi del maestro. Giovanni di Pietro detto Lo Spagna, fu un pittore spagnolo che ebbe una parabola artistica che si sviluppò fra Perugino e Raffaello.

L'affresco fu strappato dalla parete di destra della chiesa di sant'Agostino di Panicale per salvarlo dall'umidità nel 1796, e fu trasportato sull'altare di sinistra. In seguito venne ravvivato nei colori da Pietro Appiani. Nel 1884, Tommaso Fata di Gubbio lo fece nuovamente staccare e trasportare nella chiesa di San Sebastiano, dove si trova tuttora.

Giovanni di Pietro detto lo Spagna è, con buona probabilità, uno dei tanti pittori spagnoli che sul finire del Quattrocento operarono in Umbria. In giovane età incominciò a lavorare presso la bottega del Perugino a Firenze e si ritiene che nel 1470 fosse già attivo nella città di Perugia. Durante la sua vita percorre buona parte dell'Umbria lavorando a Perugia, Assisi, Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Gavelli, Scheggino, Todi, Trevi, Visso e Spoleto, città nella quale sposa la nobildonna Santina Martorelli. Nel 1517 è nominato Capitano delle Arti dei Pittori e degli Orefici e nel 1528 muore a Spoleto probabilmente in seguito ad una epidemia di peste.

Particolare dell'affresco dello Spagna: Sant'Agostino

Particolare dell'affresco: Sant'Agostino

Nel 2005 Lunghi ha proposto un'attribuzione a Raffaello Sanzio sulla base di una nuova cronologia che ne colloca l'esecuzione tra il 1502 e il 1506. Altri elementi a sostegno sono il confronto dell'opera con dipinti risalenti al primo lustro del Cinquecento: la pala Cavati della National Gallery di Londra (1503) e la pala Colonna del Metropolitan Museum di New York (1504). Decisivo è il confronto con un disegno già assegnato a Raffaello conservato presso il Fogg Art Museum di Cambridge, che contiene uno studio per l'angelo che suona la lira sulla sinistra.

Si suggerisce che a far da tramite tra Raffaello e Panicale sia stata Atalanta Baglioni, la committente della celebre Deposizione Baglioni nella Galleria Borghese a Roma, alla quale appartenne il castello di Montalera.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Nella Madonna, Agostino vede sintetizzate meravigliosamente la perfezione della Grazia di Dio e della libertà umana. Su questo punto ci possono essere degli equivoci e pensare che l'influsso della Grazia di Dio possa diminuire la libertà dell'uomo. In verità, come Agostino ha cercato di far capire, si tratta di due realtà che si richiamano a vicenda: più la libertà umana è corroborata dalla Grazia di Dio e più è libera dalle forze che la indeboliscono e le impediscono di scegliere il bene, più la Grazia di Dio invade un'anima e più le sue facoltà si dispiegano in tutta la loro potenza. Nella Madonna, allora, tutto è Grazia, tutto è dono che viene da Dio: questo ci spiega la grandezza della Vergine Maria. Nella Madonna, però, tutto è allo stesso tempo frutto del suo libero consenso al progetto di Dio: questo ci dà ragione della santità eccelsa della Vergine Maria.