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PITTORI: Giovanni di Pietro Lo Spagna

S. Agostino con Angeli e devoti nella cappella di S. Francesco nella chiesa della Madonna delle Lagrime a Trevi

S. Agostino con Angeli, santi e devoti

 

 

GIOVANNI DI PIETRO detto Lo SPAGNA

1450-1528

Trevi, chiesa della Madonna delle Lagrime

 

S. Agostino con Angeli, santi e devoti presenta la sua regola

 

 

 

La lunetta, dipinta a fresco, come tutto il rimanente, è contornata da un fregio con quindici teste di serafini, su fondo azzurro, di fine fattura. Si trova nella cappella di san Francesco nella chiesa della Madonna delle lacrime a Trevi. Nel mezzo si nota la figura di sant'Agostino, che i Canonici Regolari Lateranensi riconoscono come il loro massimo legislatore.

Il santo indossa un ricco piviale, sopra il camice e la stola, ma il suo abito è bianco, come quello dei Lateranensi. I lembi del piviale sono raccolti sulle ginocchia in elegante drappeggio: presso la spalla sinistra scopriamo la figura di S. Paolo apostolo, e sulla fimbria a destra quella di S. Andrea. L'aspetto del santo vescovo è solenne e paterno allo stesso tempo. La destra si solleva in atto di, benedire, mentre la sinistra, è poggiata su di un libro che un angioletto, da questa stessa parte, tiene sollevato con ambo le mani.

Sulle due pagine del libro aperto sono scritte le prime frasi della lettera di S. Agostino, dalle quali ebbero origine le norme della vita comune dei Canonici Regolari. Le parole sono così distribuite:

 

ANTE OMNIA FRATRES CHARISSIMI. DILIGATUR DEVS

DEINDE PROXIMUS QVIA ISTA PRECEPTA SVNT PRICIPALITER NOBIS DATA

 

Un altro angelo ritto anch'esso in piedi, a sinistra, sorregge un lungo pastorale. Altri due angeli si librano a volo ai lati del santo. Quello di destra sorregge la mitra, l'altro un cartello cui accenna coll'indice destro, ma lo scritto non è più visibile. Inginocchiati e in atto di preghiera, rivolti verso il Santo e a destra di chi guarda, sono quattro Canonici Lateranensi; altri tre sono a sinistra. Tra i primi è da notare un canonico sacerdote, con rocchetto ed un converso riconoscibile dallo scapolare, che i canonici non hanno.

 

L'affresco si trova nella cappella di san Francesco che riporta questa scritta:

QUESTA . CAPPELLA . LAFACTA . FARE . DIOTEGUARDI . DA TRIEVI . AD . HONORE . DE . S. FRANCESCO.

Queste parole sono scritte sotto al grande affresco che copre tutta la parete di fondo della cappella. Il frettoloso, e spesso ingenuo, visitatore crede che in esse sia tutta la storia di questa opera d'arte - tanto più che ai lati dell'altare è scritta anche la data dell'esecuzione del lavoro. Ma le cose stanno ben altrimenti, e quelle modeste parole sono l'epilogo di tutta una serie di complicatissime vicende, nelle quali non mancò neanche qualche nota amena.

Nell'Archivio «delle 3 chiavi» del Comune ed in quello dei Canonici Regolari Lateranensi a S. Pietro in Vincoli, a Roma, si conservano numerosi documenti - circa un centinaio - che si riferiscono alle vicende giudiziarie ed artistiche di questa cappella. L' 11 Settembre 1503 Dioteguardi, figlio di Antonio Bartoluzzi, sopranominato «Spadetta» da S. Lorenzo - castello appartenente anche ora al comune di Trevi - faceva testamento in casa sua per mano del notaio trevano Tommaso Gabrielli. Erano presenti, quali testimoni, D. Serafino Ambrosi, da Pavia, preposto delle «Lagrime»; D. Urbano, da Prato, vicario; D. Gerolamo, da Cremona; D. Giuseppe, da Vercelli; D. Baldassarre, da Mortara: tutti canonici Lateranensi; più un tale Onofrio Liberarti, da Trevi. Dopo i soliti legati per il funere ed altro, il testatore vuole che si faccia una cappella nella chiesa delle «Lagrime», con tutti i suoi «fornimenti» e paramenti, per i quali lascia 100 «fiorini».