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PITTORI: Vanni Francesco Eugenio

Madonna in Gloria con i SS. Agostino, Monica, Galgano, Antonio Abate, Guglielmo d'Aquitania

Madonna in Gloria con i santi

Agostino, Monica, Antonio Abate,

Galgano, Guglielmo d'Aquitania

 

 

FRANCESCO EUGENIO VANNI

1563-1610

Siena, chiesa di S. Maria degli Angeli al Santuccio

 

Madonna in Gloria con i santi. Agostino, Monica, Galgano, Antonio Abate, Guglielmo d'Aquitania

 

 

 

L'opera è una tela dipinta a olio di grandi dimensioni (371x223 cm) che fu realizzata come Pala d'altare per la chiesa di S. Maria degli Angeli a Siena. Questo edificio sacro sorge in prossimità della Porta Romana, lungo il tratto urbano della via Francigena, ed è nota come chiesa "del Santuccio". Ebbe origine dal monastero delle agostiniane fondato nel 1320. Oggi rappresenta uno dei più preziosi ed originali edifici di culto tardo rinascimentali di Siena e un esempio particolarmente significativo della cultura artistica seicentesca locale. L'esecuzione della pala a tema agostiniano viene attribuita a Francesco Eugenio Vanni, ma si presume che abbia avuto anche la collaborazione di altri artisti della sua bottega quali il fratellastro Ventura Salimbeni e Sebastiano Folli.

Da come si deduce dal 5 volume de Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti, di Giorgio Vasari, Francesco Vanni era figlio di Eugenio che si era maritato a Batista Focari. Morto il marito in giovane età, la madre si era risposata con il pittore Arcangelo Salimbeni da cui ebbe il figlio Ventura, anch'esso pittore.

Agostino e Monica sono stati raffigurati sulla sinistra: il primo in abiti vescovili, la seconda con una tonaca nera.

Su Galgano vi sono pochi dati storici sicuri, come incerto è il suo stesso cognome. Nacque probabilmente nel 1148 a Chiusdino, ora in provincia di Siena, da Guidotto e Dionigia, in una famiglia della nobiltà locale e morì il 30 novembre 1181. Il culto di san Galgano si diffuse rapidamente, specialmente nell'ambiente cavalleresco. Era un culto che parlava di cavalleria in cui, accanto a Galgano, vi era un coprotagonista, san Michele Arcangelo, un angelo, guerriero e vindice, quasi sempre rappresentato con la spada.

La narrazione della storia di Galgano è ricca di simbolismi e l'atmosfera sembra quasi magica. La spada, strumento di guerra e di morte, è trasformata in strumento di pace e di speranza; il mantello, orgoglio di ogni cavaliere, diventa umile e povera veste eremitica. È quasi una anticipazione dell'avventura di San Francesco. La chiesa di San Michele di Chiusdino conserva la presunta testa di san Galgano che fu conservata fino al 1977 a Siena nella nostra chiesa del Santuccio. Il Museo dell'Opera del Duomo di Siena espone un reliquiario del XIV secolo precedentemente usato per custodirla.

Sant' Antonio abate, detto anche sant'Antonio il Grande, sant'Antonio d'Egitto, sant'Antonio del Fuoco, sant'Antonio del Deserto, sant'Antonio l'Anacoreta (Qumans, 251 - Tebaide 357), fu un eremita egiziano, considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati. A lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale si consacrarono al servizio di Dio. La sua vita è stata tramandata dal suo discepolo Atanasio di Alessandria. Viene citato come esempio nelle Confessioni di sant'Agostino.

San Guglielmo di Malavalle, noto anche come Guglielmo di Aquitania e San Guglielmo il Grande (morto a Castiglione della Pescaia, 10 febbraio 1157), fu un eremita e contemplativo, i cui insegnamenti, raccolti dal suo discepolo Alberto, che visse con lui il suo ultimo anno di vita, nel Consuetudines e Regula sancti Guillelmi, diedero origine all'Ordine di San Guglielmo, che aderì alla Grande Unione agostiniana del 1256.