Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Caliari Paolo

PITTORI: Caliari Paolo

Sant'Agostino cardioforo

Sant'Agostino cardioforo

 

 

CALIARI PAOLO detto il VERONESE

1558-1561

New York, O. Klein

 

Sant'Agostino cardioforo

 

 

 

Il dipinto è apparso sul Mercato antiquario a New York, nella collezione O. Klein. Nel recente passato era conservato a Londra nel Regno Unito nella Collezione A. L. Nicholson. Dipinta con la tecnica la tela misura cm114 in altezza e 91.4 cm in larghezza.

L'opera è attribuita a Caliari Paolo, più noto con lo pseudonimo di Veronese.

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

 

Paolo Caliari

Paolo Caliari è meglio noto come "Veronese" termine questo che indica la sua città di origine, Verona, anche gran parte della sua carriera artistica si espresse a Venezia. Figlio di un Gabriele scalpellino e di Caterina, figlia naturale del nobile Antonio Caliari, già nel 1541 era discepolo e aiuto pittore di Antonio Badile. Al 1548 risale la sua prima opera di un certo impegno nota come Pala Bevilacqua-Lazise. A cavallo della prima metà del Cinquecento Veronese lavorò dapprima a Castelfranco per i nobili Soranzo (1551) e successivamente per il cardinale Ercole Gonzaga a Mantova (1552). Esaurite le commesse si trasferì subito a Venezia dove prestò la sua opera per il Palazzo Ducale (1553). Ritornò nella città natale per un breve periodo di pochi anni e infine nel 1556 si trasferì definitivamente a Venezia, dove partecipò alla decorazione del soffitto della Biblioteca Marciana.

A Venezia rimase fino alla morte, anche se accettò vari incarichi fuori città (Villa Barbaro a Maser, 1561, pale per Padova, Verona, Vicenza). Nel 1566 aveva sposato Elena Badile, figlia di Antonio, da cui ebbe, tra i numerosi figli, Gabriele (nato nel 1568) e Carletto (1570-1596) che con il fratello Benedetto furono i suoi principali collaboratori nella bottega di famiglia. Muore a Venezia nel 1588.