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PITTORI: Caliari Paolo

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

CALIARI PAOLO detto il VERONESE

1557-1579

Stamford, Burghley House, collezione Exeter

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Il dipinto di Paolo Caliari, meglio noto come il Veronese, è conservato a Stamford presso la Burghley House, nella collezione Exeter. Dipinto su tela, il quadro raffigura sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa. Il santo presenta gli attributi episcopali con mitra in testa e il bastone pastorale. Con la mano sinistra regge un libro aperto, mentre con la destra accenna una benedizione. Il volto del santo è ancora giovanile con una foltissima barba che gli scende sul petto.

La figura del santo è incastonata in una nicchia che dà più evidenza alla sua immagine. E' interessante notare la presenza, sotto il piviale, ma ben evidente, dell'abito nero degli agostiniani. Il che fa pensare ad una committenza di quest'ordine.

L'opera è di grandi dimensioni, e misura cm 200 in altezza e 85 in larghezza.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6

 

 

Paolo Caliari

Paolo Caliari è meglio noto come "Veronese" termine questo che indica la sua città di origine, Verona, anche gran parte della sua carriera artistica si espresse a Venezia. Figlio di un Gabriele scalpellino, già nel 1541 era discepolo e aiuto pittore di Antonio Badile. Al 1548 risale la sua prima opera di un certo impegno nota come Pala Bevilacqua-Lazise. A cavallo della prima metà del Cinquecento Veronese lavorò dapprima a Castelfranco per i nobili Soranzo (1551) e successivamente per il cardinale Ercole Gonzaga a Mantova (1552). Esaurite le commesse si trasferì subito a Venezia dove prestò la sua opera per il Palazzo Ducale (1553). Ritornò nella città natale per un breve periodo di pochi anni e infine nel 1556 si trasferì definitivamente a Venezia, dove partecipò alla decorazione del soffitto della Biblioteca Marciana.

A Venezia rimase fino alla morte, anche se accettò vari incarichi fuori città (Villa Barbaro a Maser, 1561, pale per Padova, Verona, Vicenza). Nel 1566 aveva sposato Elena Badile, figlia di Antonio, da cui ebbe, tra i numerosi figli, Gabriele (nato nel 1568) e Carletto (1570-1596) che con il fratello Benedetto furono i suoi principali collaboratori nella bottega di famiglia.