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Partenza da Cartagine
ALAN JOHN
1968
Tucson, cattedrale di sant'Agostino
Partenza da Cartagine
Nell'ambito del primo progetto di restauro della chiesa i lavori di ristrutturazione procedettero sotto la guida di John Alan, artista di Phoenix e ambientalista storico. All'interno della cattedrale sono state apportate decine di migliorie. Tutte le opere d'arte in vetro colorato sono state rinnovate. I livelli superiori delle vetrate omaggiano gli apostoli e i primi 4 vescovi di Tucson. Il livello inferiore di vetrate narra la storia di sant'Agostino, cui appartiene questa scena che vede protagonisti i soli Agostino e Monica.
La vetrata dovrebbe raffigurare la furtiva partenza di Agostino da Cartagine, nel momento in cui rincuora la madre e la invita ad andare a pregare nella chiesa di san Cipriano. Fra i due si insinua la prua di una nave che sta per partire e che dividerà madre e figlio per qualche tempo, prima che Monica raggiunga il figlio a Milano.
I due personaggi sono rappresentati a figura intera con i loro abiti romani e con l'aureola in testa.
Agostino sta per lasciare Cartagine per Roma e vuole rassicurare Monica inginocchiata dinanzi a lui, che non l'avrebbe abbandonata: "Ma le ragioni per cui lasciavo quel luogo e ne raggiungevo un altro tu le conoscevi o Dio, anche se non le indicavi nè a me nè a mia madre, che pianse atrocemente per la mia partenza. Mi seguì fino al mare, quando mi strinse violentemente, nella speranza di dissuadermi dal viaggio ... "
Ma la vera ragione di questo mutamento di luogo tu la sapevi, Dio, e non la palesavi né a me né a mia madre, che pianse disperatamente la mia partenza e mi seguì fino al mare. Dovetti ingannarla, perché cercava di trattenermi con la forza e costringermi o a rinunciare o a prenderla con me: e finsi di voler solo andare a tener compagnia a un amico che stava per partire, in attesa che si levasse il vento. Ho mentito a mia madre, a quella madre: e sono fuggito. Sì, e anche questo tu mi hai condonato se la tua indulgenza poi mi salvò dalle acque del mare, pieno di sozzure com'ero, per preservarmi all'acqua della tua grazia: quando scorrendo su di me fece asciugare i fiumi di lacrime di cui mia madre ogni giorno ti irrigava il suolo ai suoi piedi. Eppure, poiché si rifiutava di tornare a casa senza di me, io la convinsi a fatica a passare la notte in un luogo vicino alla nostra nave, una cappella dedicata al beato Cipriano. Ma quella notte io partii clandestinamente e lei rimase a piangere e a pregare. E cosa ti chiedeva, Dio mio, fra tante lacrime, se non che tu mi impedissi di prendere il mare?
Ma nella profondità del tuo pensiero tu esaudisti la sostanza del suo desiderio, senza curarti della preghiera del momento, per far di me quello che lei ti aveva sempre chiesto. Il vento si levò e ci gonfiò le vele, e il lido scompariva ai nostri occhi, quel mattino, quando lei pazza di dolore ti tempestava le orecchie di lamenti e gemiti. Tu nella tua sprezzante indifferenza intanto mi strappavi alle mie passioni per stroncarle, e lasciare che un giusto staffile di dolore punisse quel suo carnale struggimento. Amava avermi con sé, come tutte le madri, ma molto più della gran maggioranza di loro; e non sapeva quali gioie tu le avresti fatto nascere dalla mia assenza. Non lo sapeva e perciò si scioglieva in gemiti e singhiozzi, e questo tormento rivelava in lei l'eredità di Eva, che cercava fra i lamenti quello che fra i lamenti aveva partorito. E però dopo aver maledetto la mia slealtà e crudeltà ricominciò a supplicarti per me: lei se ne andava di nuovo alla sua solita vita, io a Roma.
AGOSTINO, Confessioni 5, 8, 15