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Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
MANINI VITTORIO
1931
S. Omobono Terme, chiesa di S. Omobono in località Mazzoleni
Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
Nel 1931 Vittorio Manini dipinse questo classico Sant'Agostino per l'insieme della decorazione pittorica della volta dell'aula della chiesa parrocchiale di S. Omobono.
Il santo è stato qui raffigurato rispettando i canoni iconografici consolidati di secoli d'arte che ritraggono il santo come vescovo con tutti i suoi attributi episcopali. Agostino, con la destra impugna il bastone pastorale, mentre con la sinistra regge un libro chiuso. un ricco piviale gli copre le spalle, mentre in testa porta una semplice e d elegante mitra.
Il volto del santo è maturo, con una folta barba e baffi che gli coprono le gote. Lo sguardo è vivo e sembra interrogare il fedele che lo guarda.
Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.
Manini Vittorio
Vittorio Manini è nato nel 1888 a S. Omobono, un piccolo paese della bergamasca. Sua madre, rimasta vedova con molti figli nel 1902, credette nelle sue qualità artistiche. Vittorio infatti, sin da bambino, aveva mostrato un dono naturale per il disegno. Con molti sacrifici, lo incoraggiò a coltivare la sua passione e lo iscrisse ai corsi di pittura presso l'Accademia Carrara di Bergamo. Direttore dell'Accademia era a quei tempi Ponziano Loverini (1845-1929) che tenne la carica dal 1899 al 1926. Loverini fu senza dubbio per lui un maestro di arte e di vita e Manini a sua volta fu tra coloro che erano più affezionati del Professore. Durante il periodo accademico (1902-1910) ricevette diversi premi per il merito - a quel tempo erano chiamati "menzioni d'onore" - per il corso di prospettiva del 1904, per il corso di anatomia e quello di gesso. Altre menzioni gli vennero assegnate nel 1906 per il corso di statue e di nudo, nel 1907 per il corso di colorazione, e molte medaglie di bronzo fino al 1910, quando concluse i corsi. In questo periodo Manini si presenta come un giovane artisticamente molto promettente. Tenace, intelligente, riflessivo, dotato di un istinto pittorico preciso, sembrava che non avrebbe incontrare più ostacoli lungo il corso e che sarebbe diventato, molto presto, uno dei pittori più celebri. Tuttavia, non appena ha lasciato la scuola, Manini nutre dubbi sulla sua vena artistica: le sue opere non lo soddisfacevano più. Si sentiva irresistibilmente attratto dalla nuove tendenze estetiche che si stavano affermando con Segantini e Previati. il suo stile di pittura, il modo di mettere i colori e le pennellate sulla tela, permettono di distinguerlo dai suoi contemporanei. Muore nel 1874.