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PITTORI: Morgari Luigi

I Santi Agostino e Ambrogio

I Santi Agostino e Ambrogio

 

 

LUIGI MORGARI

1924-1926

Casatenovo, Chiesa parrocchiale di san Giorgio

 

I Santi Agostino e Ambrogio

 

 

 

 

La pittura fa parte di una scena più ampia denominata della "Gloria". I due santi sono stati raffigurati del Morgari nelle forme iconografiche tradizionali. Ambrogio regge con la mano destra il flagello che lo contraddistingue: è vestito da vescovo, il viso giovanile e una folta barba. Alla sua destra siede Agostino, altrettanto giovanile nell'aspetto (nonostante ci fossero quasi vent'anni di differenza) mentre regge con la mano destra il cuore fiammante. la sinistra tiene ben aperto un libro: sullo sfondo un angioletto porta per l'alto un libro aperto con la scritta De Trinitate. Morgari operò nella decorazione pittorica della chiesa di Casatenovo fra il 1925-1926.

L'autore è nato a Torino nel 1857 e vi è morto nel 1935, discendente di un noto ceppo di pittori piemontesi. Figlio di Paolo Emilio senior, nipote di Giuseppe capostipite della dinastia di artisti, studiò all'Accademia Albertina dove fu allievo del Gamba e del Gastaldi.

Si dedicò a soggetti profani e religiosi pieni di movimento, con tonalità sobrie e delicate. Buon colorista, lasciò un'abbondante produzione delle sue opere nelle chiese di Piemonte, Liguria e Lombardia tra cui il Santuario di Rho, la cattedrale di Alessandria, S. Pietro, a Piacenza (lavorò anche nel duomo di Bobbio), una delle sue imprese più impegnative, nella chiesa di San Michele Arcangelo ad Olevano di Lomellina (PV), nella chiesa di San Siro a Lomazzo (CO) e la chiesa di S. Giovanni Evangelista a Torino. Ispirate a soggetti mitologici, ha lasciato sue opere in Palazzo Quartana a Genova e in Palazzo S. Luca d'Albaro sempre a Genova. A Milano affrescò tra l'altro la chiesa di Santa Francesca Romana dove nel 1933 ha firmato il quadro della "fuga in Egitto" oltre ad altri affreschi nella chiesa di S. Gioacchino.

 

Agostino compare con Ambrogio in diverse circostanze: nel battesimo impartitogli a Milano, come Dottore della Chiesa, nella scena della A logica libera nos, nel Te Deum. In ogni caso la figura di Ambrogio si staglia nettamente, per l'importanza del santo, che Agostino riconobbe come proprio maestro: rigator meus. Ambrogio fu vescovo di Milano in un periodo travagliato dell'impero romano, percorso da correnti di pensiero diverse e con rigurgiti di paganesimo. Ambrogio si palesò come il baluardo estremo del cristianesimo contro ogni avversità.

A Milano, grazie anche all'ascolto delle splendide prediche del santo vescovo Ambrogio, Agostino trovò quello che cercava, ovvero la fede in Gesù Cristo che gli dette quella gioia piena e quell'appagamento totale che aveva sempre cercato, magari affidandosi anche a dottrine, come il manicheismo, rivelatesi poi fallaci ai suoi occhi. Durante le dieci puntate della trasmissione verrà presentata la personalità di questo gigante della fede e della cultura, e sarà messo particolarmente in luce il legame tra vita e fede, fra filosofia e amicizia, fra ricerca intellettuale e amore di Dio, che rappresenta la nota distintiva della figura di Sant'Agostino.

Nella notte di Pasqua del 387 dopo Cristo, a Milano, il vescovo Ambrogio battezza Agostino, l'intellettuale di Tagaste (l'odierna Souk Arhas in Algeria), che diventerà vescovo di Ippona e che influenzerà la cultura europea con il suo pensiero, come del resto l'opera di Ambrogio darà un'impronta ai rapporti Chiesa-potere politico nel segno della reciproca autonomia. Quella solenne liturgia celebrata nella speranza che Cristo risorga, che la morte sia vinta e si compia la promessa di rinascita, è evento sul crinale tra due epoche. Il mondo antico collassa, l'Impero si sgretola tra congiure di palazzo, guerre che prosciugano le casse statali, inflazione, carestie, disastri economici, invasioni, spinte secessioniste. E il nuovo, che pur c'è, annunciato da scossoni e spinte, da trasformazioni concrete anche se difficili da leggere, stenta ad affermarsi.

 

In questa città era allora vescovo Ambrogio, uomo eccellente fra i migliori e sommamente gradito a Dio. Questi predicava molto frequentemente la parola di Dio nella chiesa, e Agostino seduto in mezzo alla gente lo stava a sentire con la massima attenzione.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 1, 3