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Sant'Agostino e il De Civitate Dei
MORGARI LUIGI
1896-1900
Vertova, chiesa di santa Maria Assunta
Sant'Agostino e il De Civitate Dei
Morgari dipinse questo sant'Agostino verso la fine dell'Ottocento per la chiesa di santa Maria Assunta di Vertova nel bergamasco. Si tratta di un dipinto murale che fa parte della decorazione plastico-pittorica della chiesa.
La scena raffigurata su una superficie curva a trifoglio, raffigura il santo mentre sta scrivendo una delle sue opere più famose e cioè il De Civitate Dei.
Quest'opera fu scritta da Agostino dopo il Sacco di Roma da parte dei visigoti guidati da Alarico I nel 410, un evento che sconvolse il mondo romano ovvero. Agostino apprese la notizia mentre faceva la spola tra Ippona e Cartagine, dove si stava svolgendo un concilio. Presto gli arrivarono alle orecchie le accuse dei pagani contro il Dio cristiano che non aveva saputo difendere l'Urbe, ed assistette all'arrivo dei profughi con i loro racconti drammatici.
L'eccezionalità dell'evento lo sollecita a riflettere sul senso della vita e della storia. E nel 412 intraprende un'opera che lo impegnerà per una dozzina di anni e che diventerà uno dei pilastri della cultura occidentale. L'opera appare come il primo tentativo di costruire una visione organica della storia dal punto di vista cristiano, principalmente per controbattere le accuse della società pagana contro i cristiani.
Nella raffigurazione offerta da Morganti Agostino è nel suo studio intento a scrivere. Impugna una penna con la mano destra mentre con la sinistra regge il libro. Non indossa gli abiti episcopali, ma una semplice tunica: i simboli della sua dignità episcopale sono stati raffigurati a destra, dove Morgari ha dipinto la mitra e il bastone pastorale. Agostino ha un viso maturo e molto espressivo, parzialmente calvo e con una folta barba grigiastra. Il capo è illuminato da un nimbo. Sullo sfondo si nota un grande telo che crea l'ambiente on cui si svolge la scena.
Luigi Morgari
Morgari, nato a Torino nel 1857, fu allievo di Enrico Gamba e Andrea Gastaldi all'Accademia Albertina. Collaborò per lungo tempo con il padre Paolo Emilio e lo zio Rodolfo alle "arti decorative", occupazione tipica della famiglia Morgari. Si dedicò a composizioni di soggetto profano e religioso e fu anche un accurato verista e buon colorista. Ebbe un discreto successo alle esposizioni di Torino, Milano, Firenze e Roma dove incominciò a farsi conoscere. Fu soprattutto un affrescatore ed ha lasciato numerosi dipinti nei santuari di Bussana e di Rho, nella cattedrale di Alessandria, nella chiesa di San Gioacchino a Torino, nella chiesa di San Michele Arcangelo ad Olevano di Lomellina (PV), nei palazzi della famiglia Quartana a Genova a San Luca d'Albaro e nella chiesa di San Siro a Lomazzo (CO). Nel 1919 affrescò la chiesa parrocchiale della SS. Trinità e San Bassiano di Gradella di Pandino, con un ciclo dedicato a San Bassiano, il primo vescovo della diocesi lodigiana. Ragguardevoli anche le formelle di santi ed evangelisti e le due cappelle laterali, una dedicata a Sant'Eurosia e l'altra alla Madonna del Rosario. Tra tutti i suoi interventi spiccano soprattutto gli affreschi della basilica romana minore, già prepositurale, di San Nicolò in Lecco realizzati tra il 1925 ed il 1928. Tra le tele si ricorda il San Giuseppe Cottolengo in Sant'Andrea a Bra. Morgari morì a Torino nel 1935.