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Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
NEMBRINI EMILIO
1938-1939
Gorno, chiesa di san Martino vescovo
Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
Emilio Nembrini dipinse questo sant'Agostino fra il 1938-1939) per la chiesa parrocchiale di Gorno. Questa pittura murale fa parte dell'insieme della decorazione pittorica della chiesa. Il santo vi è stato raffigurato nelle tradizionali vesti di vescovo e Dottore della Chiesa: porta la mitra sul capo nimbato, mentre con la mano destra accenna una benedizione. Con la mano sinistra regge un libro che tiene ben aperto in modo che si possa leggere quanto vi è scritto.
Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6
Emilio Nembrini
Nato a Pradalunga nel 1912, Emilio Nembrini frequenta la Scuola d'Arte Fantoni con i maestri Domenighini e Noris e l'Accademia Carrara diretta da Luigi Brignoli e Contardo Barbieri. Dopo una lunga collaborazione con gli affreschisti Servalli e Marigliani, assume in proprio gli incarichi per la decorazione della Chiesa parrocchiale di Cornale e di Ambriola. Dal 1932 fino agli anni '90, esegue affreschi e decora innumerevoli chiese nella provincia di Bergamo, in Val Camonica, in Liguria, in Trentino, in Albania e a Beiruth. Trascorre due anni in Spagna ad Almendralejo in Estremadura dove affresca la Basilica di Nostra Signora de la Purificacion, rinominata dalla stampa locale come la "Pequena Capilla Sistina".
Per il complesso delle sue opere, a Nembrini è stata assegnata la cittadinanza onoraria e l'intitolazione di una via della città di Almendralejo. Sue opere sono presenti nelle chiese di Scanzo, Grone, Negrone, Berbenno, Pradalunga, Albino, Gorno, Terno d'Isola, Ponte S. Pietro, Bonate Sopra. Nella nuova chiesa di Azzano S. Paolo ha affrescato la grande volta con la Gloria di S. Paolo e i Quattro Evangelisti. Gran parte dei cartoni preparatori degli affreschi e altre opere sono visibili in permanenza presso l'Associazione Il Conventino di Bergamo. Muore nel 2002 a Pradalunga.