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PITTORI: Giovanni Scapolla

Sant'Agostino accompagna santa Rita da Cascia in convento

Sant'Agostino accompagna santa Rita da Cascia in convento

 

 

GIOVANNI SCAPOLLA

1940

Pavia, chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro

 

Sant'Agostino e santa Rita da Cascia

 

 

 

Nell'abside destra della Basilica di san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia si trova la Cappella (precedentemente di patronato della famiglia Fiamberti) di santa Rita da Cascia (1381-1457 d. C.), nota con l'epitteto di santa degli impossibili, nata nell'anno 1381 a Roccaporena. La santa, come in molti altri paesi del mondo, è molto venerata dai fedeli a Pavia.

Rita, sposa e madre, rimase vedova per l'assassinio del marito Paolo e restò sola dopo la morte dei due figli maschi. Con il perdono santa Rita riuscì a riportare la pace nelle famiglie e nella società. Cambiò vita e si fece monaca agostiniana fino alla morte, portando per 15 anni sulla fronte la ferita provocata da una delle spine di Gesù Cristo. La pala d'altare e il paliotto in marmo dell'altare a lei dedicato in san Pietro in Ciel d'Oro narrano vari episodi della sua vita e su disegno (1938) dell'architetto Emilio Carlo Aschieri, furono eseguiti nel 1940 dallo scultore pavese Giovanni Scapolla.

Al centro della pala si trova un quadretto a colori del pittore Tito Troia (1847-1916) che raffigura santa Rita mentre riceve da Cristo crocifisso la spina sulla fronte. Sulla colonnina di vetro a destra è molto venerata una sua Reliquia ex ossibus.

L'altare dedicato a santa Rita poggia su un basso gradino in serizzo grigio, che sorregge un paliotto su cui è impostata la pala marmorea con undici pannelli che descrivono la vita della santa. Nel paliotto una grande lastra in altorilievo presenta la miracolosa entrata della Santa nel convento delle Agostiniane di Santa Maria Maddalena a Cascia, quando simbolicamente venne accompagnata dai santi Agostino, Nicolò da Tolentino e Giovanni Battista.

Annualmente anche a Pavia il 22 maggio si celebra la festa di S. Rita, giornata che assume aspetti popolari e anche folcloristici, con una tradizionale fiera, caratterizzata dalla vendita delle rose benedette, simbolo di un culto molto sentito nei confronti della Santa. A dicembre 1933 Agostino Calcagno, Padre Provinciale dell'Ordine Agostiniano, inviò una lettera alla Soprintendenza all'Arte Medievale e Moderna della Lombardia (prof. Gino Chierici) con la richiesta di rinnovare l'altare di S. Rita. Il vecchio altare, che risaliva al 1804, aveva un'ossatura lignea ricoperta di scagliola di marmo. I due progetti presentati alla Soprintendenza, uno dell'architetto milanese Valfredo Vizzotto e uno del pittore pavese Antonio Villa (1883-1962) non vennero approvati perché inadeguati alla importanza e "monumentalità" della basilica. Nel 1938 è l'architetto pavese Emilio Carlo Aschieri a presentare un progetto che non intacca la cappella e conserva il mosaico a terra antistante. L'Aschieri chiede la collaborazione dello scultore pavese Giovanni Scapolla per l'esecuzione dell'altare, che accetta la prestigiosa committenza. L'altare viene inaugurato nel 1940. La pala d'altare e il paliotto in marmo con vari episodi della vita di S. Rita, viene infatti eseguita da Giovanni Scapolla su disegno di Emilio Carlo Aschieri. L'architetto progetta l'intero monumento e anche il programma iconografico.

 

 

Giovanni Scapolla

Questo artista pavese ha realizzato diverse opere presenti in questa città. Ricordiamo la significativa statua in bronzo che si trova lungo la caratteristica via Milazzo presso il Ponte Vecchio lungo il Ticino. La statua è stata posta a ricordo delle lavandaie, una figura significativa legata al fiume che attraversa la città. In passato molte erano le donne che si recavano lungo le rive del fiume per lavare i panni. Suo è anche il monumento dei caduti fascisti, originariamente collocato, negli anni Trenta, nel Sacrario dei Martiri fascisti nella antica chiesa pavese di S. Maria delle Cacce, e che giace ora dimenticato come un rudere al Castello Visconteo.