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Estasi di Ostia
DAGRANT GUSTAVE
1880
Bordeaux, chiesa di sant'Agostino
Estasi di Ostia
Sopra l'organo della chiesa si trova una vetrata circolare che raffigura al centro sant'Agostino e santa Monica in una celebre espressione dell'estasi di ostia che p stata resa immortale dal pittore Ary Scheffer. La sua opera originale del 1855 è oggi conservata al Museo del Louvre.
Questa raffigurazione è stata ispirata da un passaggio delle Confessioni.
10.23. Incombeva il giorno in cui doveva uscire da questa vita - e tu lo conoscevi quel giorno, noi no. Accadde allora per una tua misteriosa intenzione, credo, che ci trovassimo soli io e lei, affacciati a una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là nei pressi di Ostia Tiberina, dove c'eravamo appartati lontano da ogni trambusto, per riposarci della fatica di un lungo viaggio e prepararci alla navigazione. Conversavamo dunque assai dolcemente noi due soli, e dimentichi del passato, protesi verso quello che ci era davanti ragionavamo fra noi, alla presenza della verità - vale a dire alla tua presenza. L'argomento era la vita eterna dei beati, la vita che occhio non vide e orecchio non udì, che non affiorò mai al cuore dell'uomo. Noi eravamo protesi con la bocca del cuore spalancata all'altissimo flusso della tua sorgente, la sorgente della vita che è in te, per esserne irrigati nel limite della nostra capacità, comunque riuscissimo a concepire una così enorme cosa.
- 24. E il nostro ragionamento ci portava a questa conclusione: che la gioia dei sensi e del corpo, per quanto vivida sia in tutto lo splendore della luce visibile, di fronte alla festa di quella vita non solo non reggesse il confronto, ma non paresse neppur degna d'esser menzionata. Allora in un impeto più appassionato ci sollevammo verso l'Essere stesso attraversando di grado in grado tutto il mondo dei corpi e il cielo stesso con le luci del sole e della luna e delle stelle sopra la terra. E ascendevamo ancora entro noi stessi ragionando e discorrendo e ammirando le tue opere, e arrivammo così alle nostre menti e passammo oltre, per raggiungere infine quel paese della ricchezza inesauribile dove in eterno tu pascoli Israele sui prati della verità. Là è vita la sapienza per cui sono fatte tutte le cose, quelle di ora, del passato e del futuro - la sapienza che pure non si fa, ma è: così come era e così sarà sempre. Anzi l'essere stato e l'essere venturo non sono in lei, ma solo l'essere, dato che è eterna: infatti essere stato ed essere venturo non sono eterni. Mentre così parliamo, assetati di lei, eccola... in un lampo del cuore, un barbaglio di lei. E già era tempo di sospirare e abbandonare lì le primizie dello spirito e far ritorno allo strepito della nostra bocca, dove la parola comincia e finisce. E cosa c'è di simile alla tua Parola, al Signore nostro, che perdura in se stessa senza diventare vecchia e rinnova ogni cosa?
- 25. "Se calasse il silenzio, in un uomo, sopra le insurrezioni della carne, silenzio sulle fantasticherie della terra e dell'acqua e dell'aria, silenzio dei sogni e delle rivelazioni della fantasia, di ogni linguaggio e di ogni segno, silenzio assoluto di ogni cosa che si produce per svanire" - così ragionavamo - "perché ad ascoltarle, tutte queste cose dicono: 'Non ci siamo fatte da sole, ma ci ha fatte chi permane in eterno'; se detto questo dunque drizzassero le orecchie verso il loro autore, e facessero silenzio, e lui stesso parlasse non più per bocca loro, ma per sé: e noi udissimo la sua parola senza l'aiuto di lingue di carne o di voci d'angelo o di tuono o d'enigma e di similitudine, no, ma lui stesso, lui che amiamo in tutte queste cose potessimo udire, senza di loro, come or ora con un pensiero proteso e furtivo noi abbiamo sfiorato la sapienza eterna immobile sopra ogni cosa: se questo contatto perdurasse e la vista fosse sgombrata di tutte le altre visioni di genere inferiore e questa sola rapisse e assorbisse e sprofondasse nell'intima beatitudine il suo spettatore, e tale fosse la vita eterna quale è stato quell'attimo di intelligenza per cui stavamo sospirando: non sarebbe finalmente questa la ventura racchiusa in quell'invito, entra nella gioia del tuo signore? E quando? Forse quando tutti risorgeremo, ma non tutti saremo mutati ?"
AGOSTINO, Confessioni, 9, 10, 23-25
La vetrata originaria è stata distrutta nel corso della seconda guerra mondiale, ma è stata rifatta identica. L'opera è firmata dal maestro vetraio Dagrand ed è datata 1880. L'officina Dagrand si trova a Bordeaux in Cours de la Marne. E' molto probabile che tutte le vetrate della chiesa siano state realizzate da questo maestro vetraio.
Questa vetrata è circondata dalle armi di cinque personaggi contemporanei alla costruzione della chiesa avvenuta nel 1858: sopra troviamo lo stemma di papa Pio IX (1846-1878), a sinistra troviamo quello dell'arcivescovo di Bordeaux mons. Donnet (1837-1882), che fu creato cardinale nel 1852 da papa Pio IX. A destra si osserva uno scudo con tre uccelli sormontato da una corona. In basso a destra troviamo lo stemma di mons. Dupuch, mentre in basso a sinistra lo scudo è sormontato da una corona con la scritta: «chevron argent sur fond de gueule avec une lune»
La costruzione della chiesa quale si può osservare oggi è stata originata dal desiderio della popolazione di avere un proprio luogo di culto. Si scelse un edificio consacrato dalla morte di mons. Dupuch, primo vescovo di Bona in Algeria, l'antica Ippona di Agostino. L'abate de Montaubrico fu nominato responsabile del progetto e avviò una necessaria sottoscrizione che, grazie alla generosità dei fedeli, gli permise di acquisire i locali occupati da un antico possedimento della illustre famiglia dei duchi di Epernon, una graziosa chiesetta, sotto il patronato di S. Agostino.
Il19 Agosto 1957 ebbe luogo la cerimonia di benedizione delle campane da parte di mons. Guillemin, vescovo di Canton in Cina.
Il donatore delle campane fu un ricco e generoso proprietario locale, il signor Piganeau banchiere mentre la madrina fu la signora De Faye.
Pierre Gustave Dagrand
Pierre Gustave Dagrand è un pittore di vetro nato nel 1839 a Bordeaux, dove morì nel 1915. Ha fondato una fabbrica di vetro colorato a Bayonne e lavorò per molte chiese del grande sud-ovest e dell'America Latina. Nel 1875 trasferì il suo laboratorio a Bordeaux. Va ricordato che i lavori del laboratorio Bayonne sono firmati Dagrand, mentre quelli dell'officina di Bordeaux sono firmati Dagrant o Dagrand. La fabbrica Dagrand ha ampliato il suo mercato ben oltre i confini della Francia, lavorando anche per l'Italia. Nel 1883 Papa Leone XIII gli conferì la Croce di San Silvestro e nel 1888 è stato nominato pittore vetraio della basilica di San Pietro a Roma. Le sue vetrate hanno avuto successo in Sud America, dove, insieme con il pittore di Bordeaux François-Maurice Roganeau realizzò nel 1900 le finestre della Basilica di Lujan in Argentina. Nel 1915 produsse i soffitti della Camera dei Rappresentanti del Senato di Bogotà. Un altro disegno datato dal 1903, che rappresenta un santo domenicano, era destinato alla chiesa di San Rafael Heredia in Costa Rica.
Muore a Bordeaux nel 1915.