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Agostino incontra san Simpliciano
ALESSANDRO GUARDASSONI
1875-1877
Bologna, chiesa di sant'Agostino
Agostino incontra san Simpliciano
La chiesa dedicata a Sant'Agostino sorge vicino all'Ospizio di san Vincenzo de' Paoli. A partire dall'anno 1851 entrò in possesso di don Luigi Moretti, rifondatore della Casa del Clero. L'edifico religioso già dal 1355 era occupata dalle Monache Convertite, poi diventate nel 1533 monache di sant'Agostino. Il convento fu soppresso nel 1799. Moretti, quando vennero conclusi i lavori di riedificazione della chiesa, ne commissionò la decorazione all'ornatista Luigi Samoggia e al pittore figurista Alessandro Guardassoni. Luigi Samoggia progettò la decorazione degli ornati dell'atrio, della chiesa, della sacrestia vecchia e della sacrestia nuova. Guardassoni decorò la chiesa con scene della vita di sant'Agostino (la Conversione, san Simpliciano incontra Agostino), simboli (simboli di Dio che vede, ascolta, ama, ovale con monogramma mariano), allegorie (Prudenza, Fortezza, Giustizia, Temperanza), e figure (San Carlo Borromeo, San Luigi Gonzaga, Sant'Alfonso Maria de' Liguori e altri). Samoggia e Guardassoni avevano già collaborato fra loro diverse volte in lavori similari come nel caso della chiesa dei SS. Gregorio e Siro. Samoggia era un notecole erede della grande tradizione bolognese dell'ornato architettonico mentre Guardassoni interpretava, aggiornandola, la pittura leggera e gradevole del barocchetto.
Il dipinto illustra l'incontro fra Agostino e Simpliciano, che lo stesso Agostino nelle Confessioni (Confessioni 8, 1, 1) ricorda con questa parole: "Allora m'ispirasti il pensiero, apparso buono ai miei occhi, di far visita a Simpliciano la cui vita aveva interamente consacrato a te. Allora era vecchio e nella lunga esistenza passata a seguitare la tua via con impegno così santo, mi sembrava avesse acquistato grande esperienza, grande sapienza; né mi sbagliavo."
L'anziano Simpliciano è seduto allo scrittoio nel suo studio e parla con fervore ad Agostino tenendo fra le mani un libro aperto. Agostino, che porta il saio dei monaci sotto un ampio mantello ed ha i piedi scalzi, lo ascolta con interesse reggendo fra le mani un piccolo rotolo scritto. L'incontro si svolge in un piccolo ambiente con pochi ma essenziali oggetti, dove la scena è assorbita dalla presenza delle due figure, la cui postura attira l'attenzione dello spettatore.
Alessandro Guardassoni
Alessandro Guardassoni nacque a Bologna nel 1819 da una famiglia di grande fede cattolica. La prima formazione dell'artista così come le sue prime opere sono realizzate nel panorama artistico dell'Accademia Pontificia di Belle Arti di Bologna, dove segue un percorso tradizionale e consolidato di scelte stilistiche e tematiche. Presso l'Accademia segue il corso di insegnamento di Clemente Alberi, che lo indirizza all'approfondimento delle opere di Guido Reni. Fu legato da profonda amicizia a don Giuseppe Gualandi, compagno di accademia e titolare dell'omonimo istituto per sordomuti a cui l'artista lascerà le sue opere. Guardassoni è animato da un costante impegno religioso, che affiora tra le numerose commissioni per chiese del territorio emiliano, che caratterizzano molta parte della sua opera pittorica. Morì a Bologna nel 1888.