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PITTORI: Orelli Vincenzo

San Matteo Evangelista e Sant'Agostino

San Matteo Evangelista e Sant'Agostino

 

 

ORELLI VINCENZO ANGELO

1809-1810

Almenno san Bartolomeo, chiesa di san Bartolomeo

 

San Matteo Evangelista e Sant'Agostino

 

 

 

Vincenzo Angelo Orelli dipinse all'inizio dell'Ottocento questo affresco che raffigura San Matteo e Sant'Agostino. La pittura a muro fa parte della decorazione pittorica della chiesa di Almenno san Bartolomeo.

La scena rappresentata da Orelli è abbastanza dinamica: i personaggi esprimono una forte capacità espressiva. In basso Agostino sta scrivendo al proprio scrittoio su un libro con una penna. Altre penne si notano nel calamaio sulla scrivania. Un angelo richiama l'attenzione di Agostino per indicargli la presenza di san Matteo e di rivolgersi verso l'alto, cioè verso Dio. San Matteo a sua volta con un gesto amichevole indica ad Agostino un passo scritto su un rotolo che tiene fra le mani. La scena sta dunque ad indicare che la fonte della ispirazione di Agostino sta nei testi evangelici e, in questo caso, in quello di san Matteo.

Agostino ha un viso abbastanza giovanile e una folta e lunga barba che gli scende dal mento. L'artista non ha saputo discostarsi dai canoni stilistici dell'epoca che raffigura Agostino nelle sue vesti episcopali, con in testa la mitra, il viso serio e con una barba che lo copre.

La scena si svolge nello studio di Agostino, ma si estende fra le nuvole del cielo dove siede san Matteo con l'assistenza di un angelo che partecipa attivamente all'episodio.

L'affresco misura cm 200x200 ed è in un buon stato di conservazione buono nel presbiterio della chiesa.

 

 

Francesco Saverio Angelico Orelli

Francesco Saverio Angelico Orelli nacque a Locarno nel 1751 ed è conosciuto con il nome di Vincenzo Angelo. Figlio del pittore Giuseppe Antonio Felice Orelli, fu avviato fin da piccolo alla pittura dal padre, unitamente al fratello Baldassarre. A otto anni si trasferì con la famiglia a Bergamo, dove il padre aveva ricevuto numerosi incarichi tanto da aprire una bottega nel borgo cittadino di San Leonardo. Poco dopo venne mandato alla Reale Scuola di Milano per affinare le sue tecniche pittoriche. Seguì un breve soggiorno a Roma nel 1773, dove acquisì un suo personale gusto artistico. Fu proprio il genitore, ormai settantenne, a farlo ritornare a Bergamo nel 1775 per affidargli la propria bottega. A Bergamo cominciò anche a frequentare gli ambienti intellettuali cittadini ed a stringere amicizie con personaggi influenti dell'epoca, il che gli garantì un gran numero di commissioni, tanto da essere considerato, unitamente all'amico Paolo Vincenzo Bonomini, il principale artista bergamasco del tempo. Numerosi furono gli affreschi ed i dipinti eseguiti per le ville dell'aristocrazia locale, così come le sue opere religiose eseguite nelle chiese della zona. Nonostante la sua notevole fama, il pittore non si spinse mai al di fuori dei confini della provincia di Bergamo. Realizzò inoltre ritratti e disegni destinati alla stampa calcografica. Ultimo esponente della scuola orellesca, elaborò un linguaggio che si pone nella transizione dal rococò al neoclassicismo. Morì a Bergamo nel 1813.