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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Ottocento: Orelli VincenzoPITTORI: Orelli Vincenzo
Trinità con Sant'Agostino, San Carlo Borromeo, San Domenico e Santa Caterina da Siena
ORELLI VINCENZO ANGELO
1800-1810
Serina, chiesa di Santa Maria Annunciata
Trinità con Sant'Agostino, San Carlo Borromeo, San Domenico e Santa Caterina da Siena
Angelo Vincenzo Orelli figlio del noto Giuseppe Orelli lavorò, come il padre, in ambito bergamasco, dove produsse questo magnifico affresco all'inizio dell'Ottocento dove ha raffigurato la Trinità e santi. Si tratta di una decorazione pittorica della chiesa di Serina, che vede un gran turbinio di personaggi che si muovono attorno alla figura centrale della Trinità in trono.
Con Sant'Agostino, sulla sinistra, troviamo al suo fianco San Carlo Borromeo, e quindi di fronte San Domenico e Santa Caterina da Siena. Sant'Agostino vi è raffigurato come vescovo, contrassegnato da alcuni elementi che ne rivelano la dignità episcopale. Un angioletto alla sua destra imbraccia il bastone pastorale, mentre un altro, più in basso, in compagnia di un angelo, solleva in alto un cuore fiammante, tipico simbolo allegorico nella iconografia settecentesca del santo.
Francesco Saverio Angelico Orelli
Francesco Saverio Angelico Orelli nacque a Locarno nel 1751 ed è conosciuto con il nome di Vincenzo Angelo. Figlio del pittore Giuseppe Antonio Felice Orelli, fu avviato fin da piccolo alla pittura dal padre, unitamente al fratello Baldassarre. A otto anni si trasferì con la famiglia a Bergamo, dove il padre aveva ricevuto numerosi incarichi tanto da aprire una bottega nel borgo cittadino di San Leonardo. Poco dopo venne mandato alla Reale Scuola di Milano per affinare le sue tecniche pittoriche. Seguì un breve soggiorno a Roma nel 1773, dove acquisì un suo personale gusto artistico. Fu proprio il genitore, ormai settantenne, a farlo ritornare a Bergamo nel 1775 per affidargli la propria bottega. A Bergamo cominciò anche a frequentare gli ambienti intellettuali cittadini ed a stringere amicizie con personaggi influenti dell'epoca, il che gli garantì un gran numero di commissioni, tanto da essere considerato, unitamente all'amico Paolo Vincenzo Bonomini, il principale artista bergamasco del tempo. Numerosi furono gli affreschi ed i dipinti eseguiti per le ville dell'aristocrazia locale, così come le sue opere religiose eseguite nelle chiese della zona. Nonostante la sua notevole fama, il pittore non si spinse mai al di fuori dei confini della provincia di Bergamo. Realizzò inoltre ritratti e disegni destinati alla stampa calcografica. Ultimo esponente della scuola orellesca, elaborò un linguaggio che si pone nella transizione dal rococò al neoclassicismo. Morì a Bergamo nel 1813.