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PITTORI: Beato Angelico

Sant'Agostino del Beato Angelico

Sant'Agostino

 

 

BEATO ANGELICO

1446 - 1455

Città del Vaticano, Cappella Redemptoris Mater

 

Sant'Agostino

 

 

 

 

La cappella «Redemptoris Mater» è stata inaugurata il 14 novembre 1999; i lavori erano stati avviati 1997, in seguito alla decisione di Papa Giovanni Paolo II di impiegare così la somma a lui consegnata dal Collegio dei cardinali in occasione del suo giubileo sacerdotale. «Sono lieto - ha detto Giovanni Paolo II - di consacrare l'altare e di inaugurare la Cappella rinnovata, nei cui mosaici rivive la ricchezza della tradizione orientale riletta con la consapevolezza di chi conosce anche quella occidentale. Qui l'Oriente e l'Occidente, lungi dal contrapporsi tra loro, si scambiano i doni nell'intento di esprimere meglio le insondabili ricchezze di Cristo.

Ringrazio quanti hanno lavorato con dedizione ed amore alla realizzazione di quest'opera, che si propone come espressione di quella teologia a due polmoni dalla quale può attingere nuova vitalità la Chiesa del terzo millennio …». Questa cappella conserva splendidi affreschi quattrocenteschi, alcuni di mano del beato Angelico, che qui dipinse questo bel sant'Agostino. Il santo veste in abiti episcopali: ha la mitra deposta ai suoi piedi: il bastone pastorale è appoggiato alla spala, mentre con entrambe la mani afferra un libro aperto che sta leggendo con attenzione. L'Angelico si era trasferito a Roma nel 1446 assieme a Benozzo Gozzoli e altri collaboratori per affrescare la cappella Nicolina.

Ritornerà a Roma ancora nel 1453 dove morirà due anni dopo. L'incanto della pittura, la vita ritirata trascorsa fra le mura di conventi domenicani, l'ispirazione mistica fanno dell'Angelico un'espressione toccante della primavera dell'Umanesimo. L'angelico riesce a rendere meno austera la scienza prospettica grazie all'uso di limpidi colori e di sentimenti di lirica poesia. Beato Angelico, Sant'Agostino

 

 

Beato Angelico

Beato Angelico è il soprannome di fra Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro nato a Vicchio, Firenze verso il 1400 ca. e morto a Roma nel 1455. Poco o nulla si sa della sua formazione. Partito dal gotico approdò efficacemente alle nuove idee del Rinascimento fiorentino, che volevano aprire nuovi orizzonti non solo all'arte ma anche all'animo umano. Prima della realizzazione degli affreschi del convento di San Marco a Firenze che avvenne tra il 1438-1446, l'Angelico esegue alcune opere considerate suoi capolavori: L'incoronazione che oggi si trova al Louvre, la Deposizione di Santa Trinità e il Trittico di Perugia, questi ultimi oggi al museo di San Marco. Nell'Incoronazione sono rappresentate una serie di figure inginocchiate davanti ad una scala, in cima alla quale avviene la rappresentazione dell'incoronazione, che danno profondità all'intera scena, alcune di queste figure sono poste di spalle e questo rappresenta una novità per la pittura del tempo dove prima di lui solo Masaccio, nel dipinto della Crocifissione, rappresenta la Maddalena posta di spalle. Nella Deposizione di Santa Trinità, nonostante la cornice ancora gotica egli realizza un paesaggio nel quale immette i suoi personaggi ordinati secondo una composizione studiata ed equilibrata. Sullo sfondo c'è la rappresentazione di una città entro le sue mura forse identificata con la città di Cortona. Nella predella del Trittico di Perugia del 1437, sono visibili alcune delle più belle scene rappresentate dall'artista come per esempio nella Nascita e Vocazione del Santo, nelle quali è evidente il gusto per il racconto fiabesco e fantastico. Tra il 1438 e il 1446 realizza gli affreschi per il convento di San Marco che aprono una nuova fase nello sviluppo del suo stile pittorico, caratterizzata da un maggiore austerità e un maggiore misticismo delle atmosfere nelle sue pitture, avvalendosi di composizioni semplificate, esemplare è la tavola rappresentante il Giudizio Universale. Tra gli affreschi del convento vi sono: Il Crocifisso la Trasfigurazione e San Domenico che si trova nel chiostro e la bellissima Annunciazione all'entrata del dormitorio. L'atmosfera che pervade questo celebre dipinto è serena, pacata, dolce, le figure dell'angelo e della Vergine sono ambientate in un porticato che richiama evidentemente quello del convento stesso, non aderendo però fino in fondo al realismo masaccesco, prediligendo la contemplazione divina piuttosto che la rappresentazione delle cose terrene. L'artista nel 1446 è a Roma dove per Papa Eugenio IV affresca una cappella in Vaticano che oggi è andata perduta, successivamente a Orvieto inizia la decorazione della cappella di San Brizio nel Duomo, ancora dopo verrà richiamato a Roma dove decora per Papa Niccolò V la cappella Niccolina raffigurando le Storie di Santo Stefano e San Lorenzo. Prima del 1449 esegue anche i dipinti per gli sportelli degli armadi della Santissima Annunziata che oggi si trovano al museo di San Marco. Il Beato Angelico morì a Roma nel 1455. L'arte dell'Angelico appare isolata rispetto alle mode fiorentine dell'epoca, proponendosi come una alternativa indirizzata alla cromaticità più che alla forma. Fu maestro nel creare figure monumentali e dotate di movimento. Beato Angelico cercò di saldare i nuovi principi rinascimentali, come la costruzione prospettica e l'attenzione alla figura umana, con i vecchi valori medievali, quali la funzione didattica dell'arte e il valore mistico della luce.