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PITTORI: Giovanni Bellini

San Gerolamo con san Cristoforo ed Agostino

San Gerolamo con san Cristoforo ed Agostino

 

 

BELLINI GIOVANNI

1513

Venezia, chiesa di S. Giovanni Crisostomo

 

San Gerolamo con san Cristoforo ed Agostino

 

 

 

 

Giovanni Bellini ha dipinto più volte sant'Agostino, da solo, o più spesso con altri santi. Fratello di Gentile e come lui allievo e collaboratore del padre Jacopo, Giovanni è uno dei grandi riformatori della pittura veneziana. Una importante spinta ad abbandonare i retaggi gotici gli venne dalla conoscenza e dal confronto con le opere del cognato Andrea Mantegna. In effetti alcune opere giovanili di Giovanni sono ispirate da Mantegna, ma ben presto manifesta una diversa attenzione alla luce e alla atmosfera naturale. L'arrivo a Venezia di Antonello da Messina sollecitò una ulteriore evoluzione della sua arte verso una ricerca degli effetti sfumati e morbidi della luce, pur in composizioni di grandi dimensioni e maestosità.

Dal 1483 è pittore ufficiale della Repubblica Serenissima e fonda una propria bottega molto efficiente dove si formano, fra gli altri, Tiziano e Lorenzo Lotto. L'attività di Giovanni Bellini è ricchissima, con molte versioni sugli stessi temi. Questa tela si trova a Venezia nella chiesa di S. Giovanni Crisostomo e risale al 1513. Un vecchio san Gerolamo siede in trono su una roccia ed è intento a sfogliare un libro. Ai suoi piedi si levano san Cristoforo (a sinistra) con sulle spalle il Bambin Gesù ed Agostino (a destra) in abiti episcopali. Il viso del santo è giovanile ed il suo sguardo intenso e profondamente pio.

 

Dottore della Chiesa, Gerolamo è uno dei quattro massimi Padri latini. Nacque a Stridone ai confini fra Dalmazia e Pannonia tra il 340 e il 350. Di ricca famiglia, perfezionò i suoi studi a Roma, dove ricevette il battesimo. Colto, sapiente, tradusse la Bibbia, approfondì le questioni dottrinarie. Polemizzò con molti, fra cui anche Agostino, di cui era contemporaneo. Di lui Agostino dice che aveva una cultura immensa e una potente personalità.

Dopo la morte di Papa Damaso, Girolamo lasciò Roma nel 385 e intraprese un pellegrinaggio, dapprima in Terra Santa, silenziosa testimone della vita terrena di Cristo, poi in Egitto, terra di elezione di molti monaci (cfr Contra Rufinum 3,22; Ep. 108,6-14). Nel 386 si fermò a Betlemme, dove, per la generosità della nobildonna Paola, furono costruiti un monastero maschile, uno femminile e un ospizio per i pellegrini che si recavano in Terra Santa, «pensando che Maria e Giuseppe non avevano trovato dove sostare» (Ep. 108,14).

A Betlemme restò fino alla morte, continuando a svolgere un'intensa attività: commentò la Parola di Dio; difese la fede, opponendosi vigorosamente a varie eresie; esortò i monaci alla perfezione; insegnò la cultura classica e cristiana a giovani allievi; accolse con animo pastorale i pellegrini che visitavano la Terra Santa. Si spense nella sua cella, vicino alla grotta della Natività, il 30 settembre 419-420.

Il più antico testo degli Atti di san Cristoforo, in lingua latina, risale al VII secolo ma è con la narrazione della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine che la vita di san Cristoforo divenne famosa durante tutto il medioevo. La leggenda parla di un uomo, per alcuni un gigante, che faceva il traghettatore su un fiume. Era un uomo burbero e viveva da solo in un bosco, di cui era padrone. In taluni racconti il fiume era in Licia. Una notte gli si presentò un fanciullo per farsi portare al di là del fiume; Reprobus (questo era il nome dell'uomo prima del battesimo) anche se grande e robusto si sarebbe piegato sotto il peso di quell'esile creatura, che sembrava pesare sempre di più ad ogni passo. In alcune racconti aumenta di vigore anche la corrente del fiume, che si fa più vorticosa. Il gigante sembra che stia per essere sopraffatto, ma alla fine, stremato, riesce a raggiungere l'altra riva. Al meravigliato traghettatore il bambino avrebbe rivelato di essere il Cristo, confessandogli inoltre che aveva portato sulle sue spalle non solo il peso del corpicino del bambino, ma il peso del mondo intero.