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La trasfigurazione di Cristo con sant'Agostino (destra) e san Gerolamo (sinistra)
SANDRO BOTTICELLI
1500
Roma, Galleria Pallavicini
La trasfigurazione con sant'Agostino e san Gerolamo
Le smaglianti opere conservate agli Uffizi a Firenze e soprattutto le sue straordinarie allegorie delineano l'ambiente di Firenze, facendo di Botticelli l'interprete privilegiato di un momento altissimo dell'arte, della cultura e della religiosità. Botticelli (1445-1510) fu allievo di Filippo Lippi e di Verrocchio. Entrato nella congregazione dei pittori fiorentini, riesce a introdursi nell'ambiente mediceo eseguendo ritratti per i vari membri della famiglia. Ai vertici della carriera si trasferì a Roma per lavorare alla Cappella Sistina nel 1482. Tornato a Firenze segue l'esperienza religiosa di Savonarola. Questa tavola la cui realizzazione risale al 1500 risente di questo spirito religioso che aleggiava per Firenze e di cui Botticelli fu interprete artistico di primo piano con un raffinato simbolismo. Botticelli ha dato più volte splendide interpretazioni di sant'Agostino fra cui quella celeberrima della sagrestia nella chiesa di Ognissanti a Firenze. La scena principale rappresenta la trasfigurazione di Cristo che viene vissuta spiritualmente da Gerolamo e Agostino.
La scena ha qualche collegamento con una leggenda che viene riferita da Petrus Calo nel 1348 (Acta Sanctorum, settembre, VII, 423) e ripresa da Ludovicus de Angelis nel suo Libri VI de vita et laudibus S. Patris Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et Ecclesiae doctoris eximii, pubblicato a Conimbricae nel 1612. Questo episodio si riferisce al contenuto di una lettera apocrifa in cui Agostino assicura di avere visto in sogno Gerolamo. Quest'ultimo gli spiega che la sua terza corona è quella del martirio: "Cogitas Augustine quid laudis debeas de Hieronymo in veritate proferre ... Sertum vero tertium, quod plus illo fero, aureola martyrii est ... Serta vero duo alia, quae habemus, aureolae sunt quae solum virginibus et doctoribus dantur, ut ab aliis discernantur."
Il testo prosegue cercando di introdurre il senso della beatitudine celeste e riporta ancora: "Avide cogitans, qualis inesset animabus beatorum, qui cum Christo gaudent, gloriae et laetitiam quantitatis ... ut brevem scriberem epistolam sanctissimo Hieronymo destinandam, ut quidquid ex hoc sentiret, responderet ... cumque iam scribens salutationis exordium Hieronymo praenotarem, ineffabile subito lumen nostris invisum tem-poribus nostrisque minime linguis declaran-dum cum ineffabili inauditaque odorum omnium fragrantia, cellulam, in qua stabam, intravit, hora iam completorii. Quo a me viso, stupore admirationeque commotus, animi et membrorum virtutes repente amisi. Nesciebam enim tunc quod dextera mirabilis Dei exaltasset servum suum, notas faciens in populis vitutes suas; nesciebam etenim quod Deus antiquae miserationis servuum suum fidelem a carnis immunditiis dissolvisset et tam sublimen ei in caelo sedem parasset ... Inter haec autem meis in me perstrepentibus cogitationibus quid hoc esset, de luce haec dicens verba vox emicuit: Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?"
PSEUDO AGOSTINO, Epistola ad Cyrillum Ierosolymitanum episcopum 33, 1126
Un ulteriore accenno a questa leggenda si trova anche nel Divino Transito del Glorioso Sancto Hieronimo, edito a Firenze nel 1490.
Sandro Botticelli
Botticelli crebbe con i suoi tre fratelli nel quartiere del chiostro domenicano medioevale di S. Maria Novella, non lontano dalla Chiesa di Ognissanti, per la quale avrebbe creato un giorno una delle sue opere più importanti.. Nelle vicinanze viveva la famiglia Vespucci da cui discese Amerigo che avrebbe dato nome alle Americhe. I Vespucci erano fedeli amici dei Medici e furono fra i primi sostenitori di Botticelli commissionandogli dipinti per tutta la vita e procurandogli importanti clienti fra cui i Medici stessi. Nello steso quartiere Botticelli aveva davanti agli occhi una delle più importanti opere della pittura proto rinascimentale fiorentina: l'affresco della Trinità di Masaccio con la prima applicazione della prospettiva centrale. Botticelli si dimostrò aperto agli stimoli rinascimentali di Masaccio. Forte è la influenza della filosofia nella sua arte pittorica, che saranno sostituite nella maturità, da una nuova concezione del mondo che metteva la concezione religiosa al centro della sua arte.
Nel 1470 Botticelli apre la sua bottega nella casa del padre in via Porcellana e poi si iscrive alla Compagnia degli Artisti di san Luca. Nel 1480 dipinge per incarico dei Vespucci lo splendido sant'Agostino per la chiesa di Ognissanti. Lavora a Roma e quindi a Firenze per Lorenzo il Magnifico nella sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, a Villa Lemmi, nella chiesa di Cestello e per la strutturazione della facciata del Duomo di Firenze.
Nel 1491 Savonarola diventa priore di S. Marco. E' l'inizio di una influenza spirituale che sarà decisiva per le opere della maturità di Botticelli.