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PITTORI: Bregno Andrea

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

BREGNO ANDREA

1477-1478

Roma, chiesa S. Maria del Popolo

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Lungo il corridoio esterno della chiesa di S. Maria del Popolo sono stati sistemati alcuni monumenti funebri ed elementi marmorei che provengono dalla chiesa e dal demolito convento.

Fra questi si nota un trittico marmoreo che raffigura in tre nicchie a carattere rinascimentale sant'Agostino, la Vergine e Santa Caterina d'Alessandria. Il trittico viene attribuito alla bottega del Bregno.

La scritta ai piedi del santo recita AVGVSTINVS e mostra il santo nelle sue vesti episcopali. Agostino porta in testa la mitra, nella mano sinistra un lungo ed esile bastone pastorale, mentre con la mano destra regge un libro chiuso accostato al petto.

Il volto di Agostino ha un aspetto ancora giovanile, con una folta barba che gli copre le guance.

 

La Basilica di S. Maria del Popolo sorge dove in epoca romana erano allocati i sepolcri dei Domizi Enobarbi, la gens a cui apparteneva l'imperatore Lucio Domizio Enobarbo, meglio noto come Nerone. Secondo Svetonio le ceneri di Nerone era state sepolte in questo luogo in un'urna di porfido. Nel passato era credenza comune che il luogo fosse infestato dai demoni che si manifestavano sotto forma di corvi. La leggenda assicurava che di notte in questi luoghi vagasse lo spirito di Nerone. Nel 1227 Papa Gregorio IX consacrò su quest'area una nuova chiesa costruita in stile gotico. Nel nuovo edificio sacro trasferì nel 1231 dal Laterano un'icona bizantina. Della struttura originaria rimane oggi il campanile in stile tardo gotico, con pinnacoli agli angoli e cuspide conica rivestita in cotto.

Fu Papa Sisto IV Della Rovere a volere la ricostruzione della chiesa nell'aspetto che ha attualmente. Nel 1477, come riporta il Vasari, venne realizzata la nuova facciata da Baccio Pontelli e da Meo di Caprina. Altri ritengono che più probabilmente fu Andrea Bregno a realizzare l'opera. Sisto V annovera la Basilica Santa Maria del Popolo tra le sette chiese da visitare nell'Anno Santo del 1625 per ottenere le indulgenze. Fu poi Papa Alessandro VII Chigi ad assegnare a Gian Lorenzo Bernini il compito di ristrutturare la chiesa in uno stile più moderno. L'interno della chiesa è a croce latina, a tre navate, con quella centrale più alta rispetto a quelle laterali.

 

 

Bregno Andrea

Nacque a Osteno, figlio di Cristoforo da Righeggia, in un paese del Comasco. La sua famiglia per queste origini viene talora indicata come famiglia dei Bregno oppure da Righeggia, da Righesio, o da Osteno. Nasce nel 1418 ed ha due fratelli: Ambrogio (morto prima del 1504) e Girolamo (morto dopo il 1504). Si sa ben poco della sua attività artistica prima del suo arrivo a Roma e i suoi lavori per i cardinali De Cusa e L. d'Albret (morto nel 1465). Nel 1466 lavora con Giovanni Dalmata al monumento Tebaldi nella chiesa di S. Maria sopra Minerva dove realizza un sant'Agostino.

Nel 1473 Alessandro Borgia gli affida l'esecuzione dell'altare maggiore di S. Maria del Popolo, ora in sagrestia. Sempre con Giovanni Dalmata lavora nel 1476 al sepolcro del Cardinal Roverella in S. Clemente. Probabilmente a quest'epoca risale la tomba del Cardinale Diego de Coca morto nel 1477 in S. Maria sopra Minerva. Del 1490 è il tempietto-edicola dell'altar maggiore di S. Maria della Quercia a Viterbo. Nel 1503 Bregno fece il testamento lasciando un legato a favore della moglie Caterina. Dopo la morte fu sepolto in S. Maria sopra Minerva e la lapide porta la data 1506. La sua attività si svolse quasi esclusivamente a Roma e nel Lazio, dove con altri conterranei in un momento molto favorevole, quando pontefici del nord Italia, come Paolo II e Pio IV, e grandi Ordini religiosi, specialmente quello degli agostiniani, che edificarono S. Maria del Popolo, promuovevano un notevole numero di opere. Fu grande la sua fortuna e l'attività della bottega, particolarmente operosa con l'elezione di Sisto IV Della Rovere, ebbe uno sviluppo rigoglioso. Platina nell'epitaffio lo paragona a Policleto e fu ritratto dal Perugino nel suo affresco della Consegna delle chiavi.