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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Amanuense FiammingoPITTORI: Amanuense Fiammingo
Agostino e il Mistero della Trinità
AMANUENSE FIAMMINGO
1485-1490
Londra, alla British Library, Manoscritto Add. 18851
Agostino e il Mistero della Trinità: il bambino sulla spiaggia
L'amanuense che ha dipinto questo bel manoscritto proviene da uno scriptorium fiammingo del XV secolo. L'eleganza della scrittura gotica ha riscontro nelle belle composizioni di apertura del testo. Il testo è redatto secondo l'uso dei domenicani. Il manoscritto venne donato nel 1497 a Isabella di Castiglia dall'ambasciatore spagnolo Francisco de Rojas presso la corte imperiale, in occasione delle nozze di due figli della regina. Il manoscritto non fu eseguito per questa circostanza, ma probabilmente fu acquistato dall'ambasciatore mentre era in avanzata fase di realizzazione e vi fece apporre gli stemmi araldici imperiali e suoi personali. La maggioranza delle illustrazioni sono di mano del medesimo autore del Libro di Dresda.
La scena dell'incontro fra Agostino e il Bambino sulla spiaggia è inserita nella parte del Temporale relativa alla festa della Trinità. Nella scena è rappresentato un classico della iconografia agostiniana: la costante ricerca del senso della Trinità da parte di Agostino. Di fronte alla croce di Cristo Agostino incontra in un paesaggio campestre in riva al mare un fanciullo che gli spiega l'impossibilità umana a comprendere il mistero della Trinità, che l'amanuense ha cercato di immaginare nella grande nuvola che si dispiega sopra il mare. L'episodio ha origini medioevali e ha conosciuto molteplici rappresentazioni fino al tardo Settecento.
Molte miniature medioevali hanno riprodotto Agostino ed episodi legati alla sua vita o alle leggende descritti nelle Cronache.
Agostino è raffigurato con i paramenti episcopali, il cui piviale ricopre la tunica nera dei monaci che seguono la sua regola. Si curva per rivolgersi al bambino che gli mostra un cucchiaio con cui vuole svuotare il mare.
Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".
Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).
Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.
Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.