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PITTORI: Francesco Raibolini detto il Francia

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

FRANCESCO RAIBOLINI detto il FRANCIA

1500-1510

Bologna, Pinacoteca Nazionale

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

 

Questa tela che vede al centro Agostino è teologicamente complessa, quantunque chiara da decifrare. Agostino è colui che cerca di dare una spiegazione alla figura del Cristo nella storia della umanità: nato da donna il Cristo rinasce nella morte dando un senso alla vita di tutti gli uomini.

Senza Cristo, ripete Agostino, nulla ha senso nella storia umana, che invece è piegata da questa presenza immanente. Maria, la madre, è il tramite con la divinità: di qui la venerazione tutta agostiniana per questa donna.

Nel cartiglio che Agostino tiene con entrambe le mani si può leggere: Hic ab ubere lactor, hic a vulnere nascor. Positus in medio quo me vertar nescio, dicam ergo: Jesu, Maria, miserere.

L'opera è pervenuta alla Pinacoteca dalla chiesa agostiniana di Santa Maria della Misericordia, cappella Zambeccari già Gozzadini. Si tratta di un piccolo gioiello di perfezione formale per il sapiente ritmo compositivo con cui sono uniti i due episodi della visione di Agostino e della nascita del Bambino, per la bellezza del limpido paesaggio, per lo smalto dei colori e la saldezza volumetrica delle figure, ognuna caratterizzata da un gesto vivace. La tavola misura 52x169 cm ed è stata realizzata con la tecnica olio.

 

L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La tavola è parte di una predella e misura 52 cm di altezza e 168.8 di larghezza.

 

 

Francesco Raibolini

Francesco Raibolini (1450 - 1517), soprannominato il Francia, fu un pittore italiano, orafo e medaglista di Bologna, e per un certo periodo di tempo anche direttore della zecca della città. Dipingeva nella stessa bottega di Marco Zoppo e abbiamo notizie della sua attività dal 1486. La sua prima opera conosciuta è la Madonna Feliciani, che è firmata e datata 1494. Ha lavorato in collaborazione con Lorenzo Costa, e nella fase di crescita artistica è stato influenzato da Ercole de' Roberti e dallo stile di Costa. Nel 1506 Francia diventa pittore di corte a Mantova e subisce l'influenza più del Perugino e di Raffaello. Nella maturità a sua volta ha formato la sensibilità di nuovi pittori fra cui Marcantonio Raimondi e molti altri artisti. Ha insegnato a Raimondi l'arte dell'incisione così bene che presto, secondo Vasari, superò il maestro. Ebbe i figli Jacopo Francia e Giulio Francia che furono a loro volta degli artisti.