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PITTORI: Baço Jacomart

Agostino e i santi Anna, Ildefonso con il cardinale Borgia

Agostino e i santi Anna, Ildefonso con il cardinale Borgia

 

 

BACO JACOMART

1447

Jativa, Cattedrale

 

Agostino e i santi Anna, Ildefonso con il cardinale Borgia

 

 

 

 

Artista spagnolo nato a Valenza (1410-1461), Jacomart formatosi nell'ambito della corrente fiammingheggiante fiorente in Spagna attorno alla metà del sec. XV, fu attivo a Valencia e a Napoli (1440-51), come pittore di corte di Alfonso V d'Aragona. A Napoli eseguì diverse opere (fra cui probabilmente un retablo perduto per S. Maria della Pace) ed esercitò una notevole influenza sui pittori del tempo, specialmente su Angiolillo Arcuccio e in minor misura su Colantonio. Ritornato in Spagna riportò i procedimenti pittorici appresi in Italia e ridiede un certo lustro con Reixach alla scuola artistica di Valenza allora in decadenza.

Per la chiesa di Jativa fra il 1447 e il 1457 completa un Retablo che raffigura sant'Agostino con i santi Anna, Ildefonso e il cardinale Alfonso Borgia, noto anche come Trittico dei Borgia. L'unica sua opera documentata rimastaci è il Retablo della famiglia Spigols a Cari (Valencia). Elemento centrale del retablo è la sobria e composta figura, di forte segno grafico, di sant'Anna che tiene sulle ginocchia la Madonna e il bambino. Le figure minori sono Gioacchino (marito di Anna) e l'arcangelo Gabriele.

Nella tavola di destra compare sant'Ildefonso con il committente, il cardinale Alfonso Borgia, poi eletto papa con il nome di Callisto III. Il trono concluso da una nicchia a conchiglia è l'unico elemento umanistico e italianeggiante del polittico. Sulla cornice del quadro compaiono gli stemmi con il toro della famiglia dei Borgia.

 

Nato nel 607, durante il regno di Viterico a Toledo, di stirpe germanica, Ildefonso era membro di una delle distinte famiglie reali visigote. Secondo una tradizione raccolta da Nicolás Antonio (Bibliotheca Hispana Vetus, PL 96,11), fu nipote dell'arcivescovo di Toledo sant'Eugenio III, che gli fornì la prima istruzione. Arcivescovo di Toledo (... - 667) fu educato nel monastero di Agali vicino a Toledo. Ordinato diacono da Eladio, fu nominato abate di Agali. Contribuì alla redazione del primo canone del concilio che istituiva la festa della Vergine il 18 dicembre. Nel 657 divenne vescovo di Toledo. Nella corrispondenza intrattenuta con Quirico, vescovo di Barcellona, si lamenta delle difficoltà dei suoi tempi. A queste difficoltà l'Elogium attribuisce il fatto che lasciasse ancora incompleti alcuni scritti. Morì nel 667 e fu sepolto nella chiesa di santa Leocadia di Toledo e successivamente, con l'invasione araba, traslato a Zamora, in Castiglia. La sua festa si celebra il 23 gennaio. È patrono della città di Toledo e di Herreruela de Oropesa, nella stessa provincia, dove le sue feste si celebrano ogni anno con particolare fervore.

Ildefonso è noto per la sua attività letteraria: il suo libro Le vie del deserto è una allegoria dell'Esodo. Ritrovò le reliquie di Leocadia. L'Elogium dice di Ildefonso che fu notevole per la sua eloquenza. Molto radicato nella tradizione patristica, il suo sforzo principale consiste nel dare al popolo in forma accessibile «la dottrina degli antichi». La sua teologia è fondamentalmente mariana e sacramentale.

Fra le sue opere ricordiamo il Sopra gli uomini illustri (De viris illustribus), continuazione dell'omonima opera di sant'Isidoro. A differenza di quegli, enumera non solo scrittori, ma anche ecclesiastici illustri per la loro santità o doti di governo. Dei 13 personaggi che sono ritratti, 7 sono toledani. Tuttavia, autori dell'importanza di Braulio di Saragozza o Isidoro di Siviglia, sono appena tratteggiati. Nello stile e nelle notizie dipende da san Girolamo, da Gennadio e da sant'Isidoro. Sebbene quest'opera non sia recensita nell'Elogium, data l'attribuzione dei manoscritti che gliela attribuisce unanimemente, può ritenersi autentica.

I fedeli lo hanno "gridato santo" da subito, collegando sempre il suo nome a quello della Beata Vergine Maria. E dieci secoli dopo la sua morte sarà ancora così, nei dipinti dei maestri del siglo de oro (il "secolo d'oro" dell'arte spagnola): El Greco, Velázquez, Murillo, Zurbarán (suo il particolare del dipinto riprodotto qui accanto), con molti altri in tutta Europa, continueranno a raffigurare il vescovo di Toledo accanto alla Madre di Gesù. Come anche Guido Reni nello stesso periodo, con l'affresco conservato nella basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. La grande arte rifletteva così gli stati d'animo popolari, espressi nel culto spontaneamente tributato a Ildefonso, dai fedeli e dal suo successore Giuliano, che ne scrisse la vita.