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PITTORI: Piero della Francesca

Piero della Francesca, Santa Monica

Santa Monica

 

 

PIERO DELLA FRANCESCA

1454-1449

New York, Collezione Frick

 

Santa Monica

 

 

 

 

La madre di Agostino viene spesso raffigurata nell'iconografia agostiniana, da sola o assieme al figlio. Ella partecipa a scene fondamentali, come l'estasi di Ostia, la partenza da Cartagine o il soggiorno milanese e poi a Cassiciaco. La ritroviamo ancora assieme ai monaci ed ella stessa monaca o vestita da monaca mentre illustra la regola agostiniana nella versione femminile. Toccanti sono pure le scene che la vedono in azioni caritative. Con Agostino lasciò Milano diretta a Roma, e poi a Ostia, dove affittarono una casa, in attesa di una nave in partenza per l'Africa. Fu un periodo carico di dialoghi spirituali, che Agostino ci riporta nelle sue Confessioni. Lì si ammalò, forse di malaria, e in nove giorni morì, all'età di 56 anni. Drammatiche e toccanti sono le rappresentazioni della sua morte a Ostia. Di lei Agostino offre una biografia stupenda nella parte finale del libro IX delle Confessioni.

In questa occasione la santa è raffigurata vestita da suora agostiniana, con un viso di persona anziana e matura, che regge in mano un cartiglio.

 

 

Piero della Francesca

Piero nacque da Benedetto de' Franceschi, ricco uomo di commercio di tessuti, e da Romana di Perino da Monterchi, nobildonna di famiglia umbra, fra il 1406 e il 1420. Probabilmente la sua formazione avvenne a Borgo San Sepolcro, cittadina che risentiva dell'influenza fiorentina, della cultura senese e degli apporti umbri. Il primo artista col quale collabora è Antonio d'Anghiari, attivo a Sansepolcro. Gli fu affidata anche, in prima istanza, la commissione per la pala della chiesa di San Francesco (poi realizzata dal Sassetta), che iniziò chiamando presso di sé il giovane Piero. Determinante, nella formazione di Piero, fu il soggiorno a Firenze forse già intorno al 1435: a settembre 1439 è citato come aiutante di Domenico Veneziano nella commissione degli affreschi, oggi perduti, per le Storie della Vergine nel coro della chiesa di Sant'Egidio. La pittura luminosa di Domenico e quella, moderna e vigorosa, di Masaccio, non furono senza conseguenze nella formazione del giovane Piero. Secondo il Vasari, lavorò con Domenico anche a Loreto nella chiesa di Santa Maria al «principio di un'opera nella volta della sagrestia; ma perché, temendo di peste, la lasciarono imperfetta», fu successivamente compiuta da Luca Signorelli. La prima sua opera che ci è conservata è la Madonna col Bambino, da far risalire agli anni 1435-1440, durante i quali era ancora collaboratore di Domenico Veneziano.

Nel 1442 Piero si stabilisce di nuovo a Borgo Sansepolcro dove nel 1445 ricevette dalla Confraternita della Misericordia la commissione del polittico per l'altare della chiesa da realizzare entro tre anni. In realtà, la stesura del polittico si protrasse, con intervento di un allievo non identificato, per più di 15 anni.

La cronologia delle sue opere è ancora molto discussa; nonostante la ricca documentazione relativa alla sua vita sociale la sua attività artistica non è altrettanto attestata.

Piero della Francesca ha realizzato tre opere matematiche in cui è presente una sintesi tra geometria euclidea, appartenente alla scuola dei dotti, e matematica abachistica, riservata ai tecnici. La prima opera è stata il Libellus de quinque corporibus regularibus, un trattato dedicato alla geometria, che ha ripreso temi antichi di tradizione platonico-pitagorica, studiati sempre con l'intento di poterli utilizzare come elementi del disegno.

Nel secondo trattato De prospectiva pingendi ha proseguito la linea di studio anticipata nel libro precedente, apportando notevoli novità al punto da poterlo definire uno dei padri del moderno disegno tecnico, preferendo alla prospettiva l'assonometria. Per quanto riguarda il titolo della terza opera, Trattato d'abaco, è stato aggiunto in epoca moderna in quanto assente nell'originale.