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PITTORI: Piero della Francesca

Piero della Francesca, Sant'Agostino a San Sepolcro, Pinacoteca Comunale, anta del Polittico della Misericordia

Sant'Agostino vescovo: antina del Polittico della Misericordia

 

 

PIERO DELLA FRANCESCA

1462

San Sepolcro, Pinacoteca Comunale, Polittico della Misericordia

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

 

Il Polittico della Misericordia è un'opera realizzata in piena età giovanile da Piero della Francesca. Il grande lavoro è oggi conservato nel Museo Civico di Sansepolcro. E' la prima opera ben documentata di Piero della Francesca e si tratta di una grande pala d'altare che dipinse per la Compagnia della Misericordia, un'organizzazione caritatevole della sua città natale, Sansepolcro. L'opera sembra ispirarsi allo schema del polittico di Pisa di Masaccio. È una grande pala costituita da più pannelli di cui quello centrale raffigura la Madonna della Misericordia: nella rappresentazione la Vergine Maria apre il mantello per dare riparo e protezione alle persone che la venerano. I fedeli sono in scala più piccola rispetto alla Vergine che una indossa un copricapo nero che faceva parte del costume indossato dai membri della Compagnia della Misericordia quando trasportavano i defunti.

Secondo una lunga e attendibile tradizione, l'uomo vicino alla figura col cappello, con gli occhi girati verso alla Vergine, sarebbe un autoritratto di Piero della Francesca. Sopra al pannello centrale appare una scena della crocifissione: ci sono anche molte figure dei santi, fra cui un Agostino in lettura sulla destra, e lungo il bordo inferiore corre una predella di sette tavole.

Anche se la pala fu commissionata nel 1445, fu terminata solo nel 1462 con l'aiuto certo di alcuni assistenti, dato che niente della predella è considerato dell'artista. La cornice originale della pala, che sarebbe stata un pezzo elaborato di artigianato gotico, è andato perduto.

Il polittico si compone di 15 tavole: il registro principale è composto di tre scomparti raffiguranti i santi Sebastiano e Giovanni Battista, la Madonna della Misericordia e i santi Giovanni Evangelista e Bernardino da Siena; nel secondo registro sono, al centro, la Crocifissione, ai lati San Benedetto da Norcia, l'Angelo annunciante, l' Annunciata e San Francesco. Sopravvivono anche le fasce dipinte dei pilastri laterali, con le raffigurazioni di sei santi (in alto a destra si nota Agostino in lettura) e dei due stemmi della Confraternita della Misericordia, probabilmente opera di uno sconosciuto allievo; e le cinque tavolette che costituiscono la predella, attribuite al pittore camaldolese Giuliano Amidei, per le quali è stato ipotizzato anche l'appartenenza ad un polittico diverso.

 

 

Piero della Francesca

Piero nacque da Benedetto de' Franceschi, ricco uomo di commercio di tessuti, e da Romana di Perino da Monterchi, nobildonna di famiglia umbra, fra il 1406 e il 1420. Probabilmente la sua formazione avvenne a Borgo San Sepolcro, cittadina che risentiva dell'influenza fiorentina, della cultura senese e degli apporti umbri. Il primo artista col quale collabora è Antonio d'Anghiari, attivo a Sansepolcro. Gli fu affidata anche, in prima istanza, la commissione per la pala della chiesa di San Francesco (poi realizzata dal Sassetta), che iniziò chiamando presso di sé il giovane Piero. Determinante, nella formazione di Piero, fu il soggiorno a Firenze forse già intorno al 1435: a settembre 1439 è citato come aiutante di Domenico Veneziano nella commissione degli affreschi, oggi perduti, per le Storie della Vergine nel coro della chiesa di Sant'Egidio. La pittura luminosa di Domenico e quella, moderna e vigorosa, di Masaccio, non furono senza conseguenze nella formazione del giovane Piero. Secondo il Vasari, lavorò con Domenico anche a Loreto nella chiesa di Santa Maria al «principio di un'opera nella volta della sagrestia; ma perché, temendo di peste, la lasciarono imperfetta», fu successivamente compiuta da Luca Signorelli. La prima sua opera che ci è conservata è la Madonna col Bambino, da far risalire agli anni 1435-1440, durante i quali era ancora collaboratore di Domenico Veneziano.

Nel 1442 Piero si stabilisce di nuovo a Borgo Sansepolcro dove nel 1445 ricevette dalla Confraternita della Misericordia la commissione del polittico per l'altare della chiesa da realizzare entro tre anni. In realtà, la stesura del polittico si protrasse, con intervento di un allievo non identificato, per più di 15 anni.

La cronologia delle sue opere è ancora molto discussa; nonostante la ricca documentazione relativa alla sua vita sociale la sua attività artistica non è altrettanto attestata.

Piero della Francesca ha realizzato tre opere matematiche in cui è presente una sintesi tra geometria euclidea, appartenente alla scuola dei dotti, e matematica abachistica, riservata ai tecnici. La prima opera è stata il Libellus de quinque corporibus regularibus, un trattato dedicato alla geometria, che ha ripreso temi antichi di tradizione platonico-pitagorica, studiati sempre con l'intento di poterli utilizzare come elementi del disegno.

Nel secondo trattato De prospectiva pingendi ha proseguito la linea di studio anticipata nel libro precedente, apportando notevoli novità al punto da poterlo definire uno dei padri del moderno disegno tecnico, preferendo alla prospettiva l'assonometria. Per quanto riguarda il titolo della terza opera, Trattato d'abaco, è stato aggiunto in epoca moderna in quanto assente nell'originale.