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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: PinturicchioPITTORI: Bernardino di Betto detto il Pinturicchio
Agostino discute con gli eretici
BERNARDINO DI BETTO detto il PINTURICCHIO
1485 - 1490
Roma, chiesa di santa Maria del Popolo
Agostino discute con gli eretici
Bernardino di Betto (1454-1513), detto il Pinturicchio, o anche Sordicchio, per una certa sua sordità, è nativo di Perugia. Forse fu allievo di Fiorenzo di Lorenzo, ancora giovanissimo diventa collaboratore del Perugino, di pochi anni più anziano di lui, con il quale lavora nel 1473 alla decorazione di due riquadri degli sportelli del Gonfalone di San Bernardino.
Fra il 1485 e il 1490, durante il suo soggiorno romano, il Pinturicchio lavora in santa Maria del Popolo, dove ha lasciato questa pregevole opera che ricorda l'attività polemica di Agostino e la sua inesauribile azione contro le eresie. Agostino è seduto a destra e con un gesto della mano destra sembra accompagnare un discorso di confutazione delle teorie eretiche di chi gli sta dinanzi, probabilmente donatisti.
L'opera è conservata nella terza cappella della navata destra nota come la Cappella Basso Della Rovere, dedicata a S. Agostino. Il cardinale Girolamo Basso Della Rovere (nipote di Papa Sisto IV) la fece affrescare da collaboratori del Pinturicchio e vi fece porre una balaustra marmorea. Nella parte bassa delle pareti vi è un fregio monocromo illusivo che fu restaurato da Vincenzo Camuccini nell'Ottocento. Sugli schienali di finti sedili sono rappresentati la Disputa di S. Agostino con i pagani, il Martirio di S. Pietro, il Martirio di S. Caterina d'Alessandria e la Decollazione di S. Paolo.
Nel 1502 Pinturicchio si trasferisce a Siena, dove lavora alle Storie di Pio II nella Biblioteca Piccolomini, annessa al Duomo, ultima sua impresa pittorica prima della morte.
La fine della controversia donatista coincise pressappoco con l'inizio di una nuova disputa teologica che impegnò Agostino fino alla sua morte. L'Africa, dove Pelagio ed il suo discepolo Celestio si erano rifugiati dopo il sacco di Roma da parte di Alarico, era diventata il principale centro di diffusione del movimento pelagiano. Già nel 412 un concilio tenuto a Cartagine aveva condannato i Pelagiani per le loro opinioni sulla dottrina del peccato originale, ma, grazie all'attivismo di Agostino, la condanna dei Pelagiani, che avevano avuto il sopravvento in un sinodo tenuto a Diospolis in Palestina, fu reiterata dai successivi concili tenuti a Cartagine e a Milevi. Un secondo periodo di attivismo pelagiano si sviluppò a Roma; papa Zosimo, dopo essere stato convinto da Agostino, nel 418 pronunciò una solenne condanna contro i Pelagiani.
Questi errori ... cercavamo di confutarli ... allo scopo che anche Pelagio, venendone a conoscenza, li correggesse senza essere attaccato personalmente: in tal modo sarebbe stata eliminata la sua funesta dottrina e gli sarebbe stata risparmiata la confusione ... Furono pertanto inviati alla Sede Apostolica dai due Concili di Cartagine e di Milevi rapporti concernenti tale questione prima che arrivassero in mano nostra o nell'Africa i verbali del processo ecclesiastico in cui si afferma che Pelagio si sia giustificato davanti ai vescovi della Palestina.
AGOSTINO, Lettera 186, 2 a Paolino