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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: PinturicchioPITTORI: Bernardino di Betto detto il Pinturicchio
Agostino e san Nicola
BERNARDINO DI BETTO detto il PINTURICCHIO
1485 - 1490
Chiesa di santa Maria del Popolo a Roma
Agostino e san Nicola
Bernardino di Betto (1454-1513), detto il Pinturicchio, o anche Sordicchio, per una certa sua sordità, è nativo di Perugia. Forse fu allievo di Fiorenzo di Lorenzo, ancora giovanissimo diventa collaboratore del Perugino, di pochi anni più anziano di lui, con il quale lavora nel 1473 alla decorazione di due riquadri degli sportelli del Gonfalone di San Bernardino. Sono fin da allora evidenti le caratteristiche della sua pittura narrativa e stravagante, unitamente a una minuzia analitica e al gusto dell'ornamento, che forse gli derivano dalla tradizione miniaturistica locale. Fra il 1485 e il 1490 dipinge in Ara Coeli e in santa Maria del Popolo a Roma. Nella Cappella Basso della Rovere di quest'ultima chiesa dipinse una grande Pala d'altare con la Vergine in trono e un sant'Agostino con san Nicola alla sinistra del Bambino. Sia Agostino che il giovane Nicola indossano la cocolla nera dell'Ordine agostiniano. San Nicola fu il primo santo dell'Ordine agostiniano costituito nel 1256 su iniziativa del papa.
Nel 1502 Pinturicchio si trasferisce a Siena, dove lavora alle Storie di Pio II nella Biblioteca Piccolomini, annessa al Duomo, ultima sua impresa pittorica prima della morte.
La leggenda della vita di san Nicola da Tolentino rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino. Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305. Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre. La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai fedeli. Il celebre santo marchigiano ha una propria amplissima iconografia, che ne trattano la vita e i miracoli.
A Tolentino sorge la più bella e grande Basilica in suo onore. In diverse rappresentazioni Nicola viene raffigurato assieme ad Agostino, di cui fervente seguace sin dalla gioventù, quando indossò la tonaca nera degli agostiniani nel Trecento. Fu un asceta rigidissimo con se stesso e dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Grande confessore, fu pieno di umana compassione per ogni tipo di miseria. L'incondizionata obbedienza, il distacco completo dai beni terreni, l'umiltà e la modestia furono costanti della sua vita. Intorno a lui c'è sempre un'aura di prodigio, che comincia dalla nascita, avvenuta quando i genitori parevano destinati a non avere figli. Nel processo per la canonizzazione, aperto vent'anni dopo la sua morte, 371 testimoni verranno a parlare dei suoi moltissimi miracoli. Sappiamo inoltre che Nicola è anche un maestro di rigore ascetico, cioè di severità con sé stesso. Un insieme di elementi certo eccezionali, ma piuttosto staccati dal vivere comune della gente, incapace di miracoli e non ghiottissima di penitenza. Invece Nicola – a dispetto delle controindicazioni – è un santo sempre popolarissimo proprio tra la gente comune, di secolo in secolo: è l'amico dei giorni feriali, che viene in casa portando la festa.