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PITTORI: Abbiati Filippo

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

ABBIATI FILIPPO

1695-1696

Milano, Basilica di sant'Ambrogio

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'affresco si trova in un pennacchio della Cappella del Sacro Cuore della Basilica ambrosiana, che un tempo era la cappella dedicata alla Vergine e a san Bernardo. Le parti in figura comprendono nei pennacchi i quattro Padri della Chiesa. Lungo le pareti ai lati dell'ingresso scopriamo due figure allegoriche  di Virtù a monocromo e dei putti entro le quadrature della porzione mediana. Gli affreschi sono in cattive condizioni e appesantiti da rifacimenti, ad eccezione di sant'Agostino che è in discreto buono stato. Le analogie con il sant'Agostino su tela alla Certosa di Pavia fanno propendere a riconoscere l'autore in Filippo Abbiati. l'epoca della esecuzione dell'affresco si colloca pertanto verso la fine del secolo, forse il 1695-1696. Filippo Abbiati (Milano 1640-1715) è più noto come il primo maestro di Magnasco e vanta una produzione di circa 50 opere, tra pale d'altare, ritratti, quadri di soggetto storico e profano. Allievo a Milano di Carlo Francesco Nuvolone e iscritto all'Accademia Ambrosiana al tempo della sua riapertura (1669), compie forse prima del 1671 (data di una perduta Annunciazione al Carmine di Milano) un viaggio a Roma.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.