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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Abbiati FilippoPITTORI: Abbiati Filippo
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
ABBIATI FILIPPO
1675-1699
Certosa di Pavia, Museo della Certosa
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
Questo dipinto di Filippo Abbiati che raffigura sant'Agostino fu dipinto per la Certosa di Pavia nel terzo quarto del Seicento. Agostino è dipinto a figura intera mentre è intento a scrivere su un grande libro aperto, dove sono già state vergate alcune parole. Vi si legge GLORIA PATRIS/ EST FILIUS/ SAPIENS/ ... Un angelo lo aiuta a tenere aperto il libro. Il dipinto fa parte di un ciclo di otto tele rappresentanti i fondatori degli Ordini Religiosi, eseguiti per ornare le pareti delle navate minori della chiesa tra le arcate delle cappelle laterali. Nella loro posizione originaria furono descritte da Carlo Magenta nel 1897, ma in seguito al restauro, negli anni trenta del Novecento, furono definitivamente staccati e sistemati nella sala della Biblioteca.
Un secondo angelo a sinistra regge la mitra e il bastone pastorale, i due elementi che caratterizzano la dignità episcopale di Agostino. Il santo indossa anche il piviale, ma sotto si scorge chiaramente la presenza della tunica nera propria dei monaci agostiniani che seguono la sua regola. Agostino ha le braccia completamente allargate, il che gli procura una straordinaria plasticità di movimento e un notevole dinamismo. Il santo ha ormai un aspetto vegliardo, segnato dal trascorrere degli anni. E' calvo, con una folta barba riccioluta che gli scende dal mento fin sul petto. La scena si svolge nello studio abbozzato del santo dove è presente una scrivania con appoggiati dei libri e un calamaio con una penna.
Abbiati Filippo
Abbiati (Milano 1640-1715) è più noto come il primo maestro di Magnasco e vanta una produzione di circa 50 opere, tra pale d'altare, ritratti, quadri di soggetto storico e profano. Allievo a Milano di Carlo Francesco Nuvolone, del quale riprese il tocco fluido e il gusto per i fondi spaziosi e luminosi, e iscritto all'Accademia Ambrosiana al tempo della sua riapertura (1669), compie forse prima del 1671 (data di una perduta Annunciazione al Carmine di Milano) un viaggio a Roma.
Insieme ad Andrea Lanzani e a Legnanino fu tra i maggiori esponenti in ambito pittorico del Barocco a Milano. Studiò prevalentemente la prima pittura secentesca lombarda dei pittori Cerano, Morazzone e Procaccini.
Grazie alla committenza di Vitaliano VI Borromeo eseguì numerosi lavori ad Angera e sull'Isola Bella, a Novara produsse una serie di 31 teleri per il Duomo, di cui ne rimangono solo 24. Suo anche uno dei Quadroni di san Carlo nel Duomo di Milano che celebra il suo solenne ingresso a Milano. Nel 1680 gli furono commissionate tre tele per la chiesa di San Sebastiano, a Milano. Gli affreschi sulla contro facciata, nel coro e nella cupola della chiesa milanese di sant'Alessandro sono considerati i suoi capolavori, che eseguì dal 1683 al 1696 in collaborazione con Federico Bianchi. Verso il 1700 dipinge per la chiesa di sant'Antonio le scene della vita di sant'Andrea Avellino.