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PITTORI: Ceresa Carlo

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

CERESA CARLO

1665

Serina, chiesa dei santi Lorenzo ed Ambrogio

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Carlo Ceresa ha dipinto questo bel sant'Agostino nel 1665 per la chiesa parrocchiale di Serina nella bergamasca, intitolata a S. Lorenzo e S. Ambrogio. Edificata nel corso del XVIII secolo in luogo di un precedente edificio di culto risalente al XII secolo, presenta numerose opere al proprio interno, tra cui spicca un affresco risalente al XV secolo, ritrovato dopo recenti lavori di restauro, e risalente alla prima chiesa posta in quel luogo. Dipinto con la tecnica ad olio su tela l'opera di Ceresa misura cm 1580x58 e si presenta ancora in buon stato di conservazione.

Il santo è stato raffigurato in piedi con gli attributi episcopali: in testa porta la mitra e con la mano sinistra regge il bastone pastorale. Con la mano destra accenna a una benedizione. Sotto il piviale si nota la nera veste degli eremitani agostiniani. Non è improbabile che siano proprio loro i committenti. Il viso del santo è quello di una persona matura dallo sguardo profondo. Il viso è coperto da una folta barba nerastra.

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

 

Carlo Ceresa

Nato nel 1609 a San Giovanni Bianco Ceresa è senza dubbio uno tra i più grandi protagonisti del Seicento bergamasco. Il suo stile personale contribuì a sprovincializzare la produzione locale distinguendola da quella veneta o milanese. Le prime opere testimoniano una cultura pittorica modesta, che insegue artifici di origine nordica e segue modelli di incisioni del tardo Cinquecento. I suoi ritratti tuttavia lo indicano come l'erede naturale della tradizione di Lotto e Moroni incentrata su una pittura semplice, chiara, oggettiva, reale. La svolta nella sua formazione artistica si concretizza intorno al 1630, all'epoca della terribile peste che spopolò la Lombardia. E' di quel periodo infatti il suo soggiorno a Milano, dove frequenta Daniele Crespi e lavora nella sua bottega in opere impegnative come alla Certosa di Garegnano e alla Certosa a Pavia. Alcuni critici suppongono anche un viaggio a Venezia, dove avrebbe conosciuto nuove esperienze pittoriche. La migliorata formazione gli consente di maturare un proprio linguaggio che si estrinseca nelle numerose opere eseguite negli anni Quaranta. Opera importante è la Crocifissione di Mapello (1641), dove adotta un suggestivo uso del colore con il contrasto tra il pallore trasparente e luminoso degli incarnati e le tinte profonde ed unite dei panni. Ceresa fu un Disciplino e visse in prima persona la devozione popolana che traspare dai suoi dipinti. La gerarchia ecclesiale, soprattutto cittadina, forse per questa sua scelta spirituale, gli commissionò pochissimi dipinti. Le sue tele si trovano per lo più in piccoli centri delle Valli bergamasche, piuttosto ripetitiva nelle invenzioni, nelle figure o singole fisionomie. L'attenzione al reale è il filo rosso che lega le sue pale d'altare e la sua attività di ritrattista, assai richiesta. Questa attenzione non è fotografica ma piuttosto una forte capacità di coglierne l'essenza. Morì a Bergamo nel 1679.