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PITTORI: Ceresa Carlo

Sant'Agostino Padre della Chiesa occidentale con il bambino sulla spiaggia

Sant'Agostino Padre della Chiesa occidentale con il bambino sulla spiaggia

 

 

CERESA CARLO

1650-1670

Somasca, Basilica di san Girolamo Emiliani

 

Sant'Agostino Padre della Chiesa occidentale con il bambino sulla spiaggia

 

 

 

Carlo Ceresa dipinse questo bel quadro di sant'Agostino dopo la metà del Seicento per la Basilica di san Gerolamo Emiliani a Somasca.

La tela (180 cm di larghezza x 144 di altezza) fa parte di un gruppo di quadri sempre dello stesso Ceresa che raffigurano i Padri della Chiesa. Ceresa ha dipinto il santo in due scene distinte: in primo piano vediamo un sant'Agostino con gli attributi episcopali, ma con l'abito che ricorda il saio dei monaci agostiniani.

Con la mano sinistra impugna il bastone pastorale e nello stesso tempo regge sotto il braccio un voluminoso libro rilegato. Ai suoi piedi un angioletto gli regge la mitra e sembra volergliela consegnare.

ma Agostino ha il viso e lo sguardo che guarda altrove: l'espressione estatica del viso fa pensare che stia colloquiando interiormente con Dio.

Una folta barba gli copre il viso.

Sulla destra del quadro si può osservare una seconda scena che ricorda il famoso episodio del mistero della Trinità, dove Agostino incontra un fanciullo in riva al mare che sta cercando di riporre tutta l'acqua in una buca. Alla obiezione di Agostino che giudica impossibile il suo tentativo, il bambino obietta che neppure lui potrà comprendere l'immensità di Dio e il mistero della Trinità con la sua mente umana limitata. Anche in questo caso Agostino indossa l'abito dei monaci agostiniani, quantunque porti i simboli della sua dignità episcopale.

 

 

Carlo Ceresa

Nato nel 1609 a San Giovanni Bianco Ceresa è senza dubbio uno tra i più grandi protagonisti del Seicento bergamasco. Il suo stile personale contribuì a sprovincializzare la produzione locale distinguendola da quella veneta o milanese. Le prime opere testimoniano una cultura pittorica modesta, che insegue artifici di origine nordica e segue modelli di incisioni del tardo Cinquecento. I suoi ritratti tuttavia lo indicano come l'erede naturale della tradizione di Lotto e Moroni incentrata su una pittura semplice, chiara, oggettiva, reale. La svolta nella sua formazione artistica si concretizza intorno al 1630, all'epoca della terribile peste che spopolò la Lombardia. E' di quel periodo infatti il suo soggiorno a Milano, dove frequenta Daniele Crespi e lavora nella sua bottega in opere impegnative come alla Certosa di Garegnano e alla Certosa a Pavia. Alcuni critici suppongono anche un viaggio a Venezia, dove avrebbe conosciuto nuove esperienze pittoriche. La migliorata formazione gli consente di maturare un proprio linguaggio che si estrinseca nelle numerose opere eseguite negli anni Quaranta. Opera importante è la Crocifissione di Mapello (1641), dove adotta un suggestivo uso del colore con il contrasto tra il pallore trasparente e luminoso degli incarnati e le tinte profonde ed unite dei panni. Ceresa fu un Disciplino e visse in prima persona la devozione popolana che traspare dai suoi dipinti. La gerarchia ecclesiale, soprattutto cittadina, forse per questa sua scelta spirituale, gli commissionò pochissimi dipinti. Le sue tele si trovano per lo più in piccoli centri delle Valli bergamasche, piuttosto ripetitiva nelle invenzioni, nelle figure o singole fisionomie. L'attenzione al reale è il filo rosso che lega le sue pale d'altare e la sua attività di ritrattista, assai richiesta. Questa attenzione non è fotografica ma piuttosto una forte capacità di coglierne l'essenza. Morì a Bergamo nel 1679.