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PITTORI: Carlo Cesio

La Vergine incoronata con i santi Guglielmo ed Agostino

La Vergine incoronata con i santi Guglielmo ed Agostino

 

 

CESIO CARLO

1670-1675

Roma, Istituto Nazionale per la Grafica

 

La Vergine incoronata con i santi Guglielmo ed Agostino

 

 

 

Questa incisione di Carlo Cesio, realizzata in acquaforte delle dimensioni 37x24 cm, è la riproduzione di una famosa opera attribuita a Lanfranco che raffigura la Vergine incoronata da Gesù e da Iddio Padre con ai suoi piedi i santi Agostino e Guglielmo. La tela di Lanfranco si trova nella Cappella di S. Guglielmo o dei Nobili signori Buongiovanni nella chiesa di sant'Agostino a Roma. Il soggetto dell'opera esprime la devozione alla Vergine dei due santi, Agostino e Guglielmo, fondatore della congregazione dei guglielmiti che aderì alla grande unione agostiniana. Un passo del biografo Passeri lo segnala così: "(in sant'Agostino) vi ha dipinto il santo vescovo Guglielmo, il quale essendo stato percosso dai demoni è miracolosamente guarito dalla Vergine con l'olio di una lampada accesa davanti alla sua sacra immagine con l'assistenza di santa Caterina vergine e martire.

Il quadro dell'altare non è molto grande, ma egli vi ha situati in proporzione Agostino (con il saio nero) e Guglielmo vescovo in atto di adorare il gran mistero della SS. ma Trinità, che sta in alto in un abisso luminoso d'una gloria incompresa."

 

La prima congregazione eremitica, di cui parla la bolla "Licet Ecclesia", ebbe origine verso il 1158 vicino al sepolcro di San Guglielmo di Malavalle ad opera dei suoi discepoli. Poco si conosce di questo santo eremita: è certo però che era nato in Francia, che andò pellegrinando come penitente verso molti santuari e che, al ritorno da un viaggio in Terrasanta, trovò un luogo solitario in Toscana nel quale terminare i suoi giorni in dura penitenza.

Scelse la solitudine di Malavalle, vicino a Castiglion della Pescaia in provincia di Grosseto, dove passò gli ultimi anni della sua esistenza nella preghiera, nel silenzio, nel digiuno e nella penitenza fino al 1157, quando passò a miglior vita. Gli agostiniani hanno sempre considerato S. Guglielmo da Malavalle come membro del proprio Ordine, dato che il suo nome è tra i pochi santi che figurano nei loro calendari e nei libri liturgici medioevali.

Alla sua morte il suo sepolcro fu subito meta di pellegrinaggi di devoti dalla Toscana, dal Lazio e dalle Marche. Il culto di San Guglielmo venne approvato dal papa Alessandro III tra il 1174 e il 1181, e il papa Innocenzo III lo dichiarò santo l'8 maggio 1202 con la bolla Ex litteris. La festività di San Guglielmo è stata spostata dal 10 febbraio al 16 ottobre dalla riforma del calendario liturgico, ma tale modifica non è stata accettata universalmente dalle Chiese locali, che in parte lo festeggiano ancora nell'anniversario della morte.

Guglielmo viene rappresentato con l'abito grigio, caratteristico dell'ordine fino al 1256 o con la veste nera adottata dopo l'unificazione con gli eremitani agostiniani. Sotto la quale si intravede la maglia di ferro da cavaliere, in ricordo del suo passato e perché si dice che fu portata dal santo come cilicio. Molte sue immagini riportano il drago e il bastone da pellegrino.

 

 

Carlo Cesi

Cesi o Cesio, figlio di Pietro, originario di Todi, nacque a Antrodoco nel 1622. Nel 1642 Carlo si trasferisce a Rieti, dove studia disegno e pittura. Per migliorare il suo talento va a Roma, dove perfeziona la sua formazione artistica sotto la guida di Pietro da Cortona, che lo introdurrà alle personalità dell'epoca, tra cui la regina Cristina di Svezia e il cardinale Decio Azzolini. Cesi ottiene un buon successo nel 1657 grazie alla realizzazione di un affresco che raffigura il giudizio di Salomone nel palazzo del Quirinale (galleria Alessandro VII). In questo periodo pubblica una serie di 44 incisioni all'acquaforte con gli affreschi della Galleria Farnese di Annibale Carracci. Il trionfo di Bacco e Arianna del pittore bolognese influenzerà più tardi la sua pittura a fresco dello stesso soggetto sulla volta del salone d'onore di Palazzo Bonconpagni Corcos a Monte Giordano. La decorazione di questo palazzo costituisce il maggiore ciclo figurativo di Cesi. verso il 1659 realizza importanti opere fra cui un trittico raffigurante la Trinità, l'Immacolata e san Dionigi (Accademia di Francia a Roma) e Lo sposalizio mistico di Santa Caterina nella chiesa di santa Maria della Pace. Dal 1666 matura una evoluzione degli insegnamenti del Cortona, che si notano a partire dagli affreschi con La Madonna con il bambino e I santi Carlo Borromeo e Filippo Neri. Dal 1659 pubblica una serie di incisioni, dove la sua abilità gli consente di diventare uno dei più stimati incisori del momento. Le sue acqueforti degli affreschi del Carracci a Palazzo Farnese saranno replicate in ben cinque edizioni. A Roma nel 1692 pubblica una nuova serie con incisioni raffiguranti le dieci coppie di putti affrescati da Guido nel palazzo Mazarino al Quirinale. Per la fama raggiunta Carlo Cesi riceve l'onorificenza di camerlengo dell'arte dei pittori fino al 1670 e nel 1675 viene eletto principe dell'Accademia di San Luca. Cesi dedica molto impegno all'insegnamento e scrive il libro Cognizione dei muscoli del corpo umano per uso del disegno (Roma, 1679). Si ritira infine a Rieti nel 1681, dove muore l'anno seguente.