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PITTORI: Claudio Coello

Il trionfo di sant'Agostino di Claudio Coello al Museo del Prado

Il trionfo di sant'Agostino

 

 

COELLO CLAUDIO

1664

Madrid, Museo del Prado

 

Il trionfo di sant'Agostino

 

 

 

 

La pala si trova oggi al Museo del Prado. E' un vero capolavoro di un Coello che si trovava perfettamente a suo agio di fronte ad una grande composizione nella quale era possibile palesare un raro senso dell'equilibrio, una singolare coscienza spaziale, una spiccata percezione del movimento; nei particolari e soprattutto nei singoli ritratti, si notano vivacità e caratterizzazioni degne di Velàsquez.

La scena è grandiosa e presenta una straordinaria immagine di Agostino che con un armonico movimento delle braccia riempie il quadro con vigore dando un profondo senso di forza e di autorità. Agostino ha un aspetto giovanile, una folta barba nera, indossa gli abiti vescovili ed ha la mitra in testa. Si appoggia su una nube ed è contornato da angioletti che gli reggono il bastone e inneggiano la sua lode di difensore della fede cristiana. Tutto intorno una scenografia classica ed ariosa dà una ulteriore spettacolarità e potenza all'intera scena.

 

Claudio Coello (1642 circa-1693)

E' l'estremo rappresentante spagnolo della scuola di Madrid. Claudio Coello era nato a Madrid da madre spagnola e da padre portoghese, il bronzista Faustino Coello. Questi pose Claudio nella bottega di un Francesco Rizzi, drammatico pittore barocco d'origine italiana, per impararvi la lavorazione del metallo e per fargli da garzone, ma il Rizzi, accortosi del talento del ragazzo, ne convinse il padre a farne un pittore. Coello lavorò allora notte e giorno presso il suo maestro, sinché largamente sopravanzò i condiscepoli e si pose persino nelle condizioni di collaborare col capo-bottega.

A ventuno anni, ancor allievo del Rizzi, conseguì un primo successo, eseguendo un luminoso dipinto per l'altare maggiore della chiesa Benedettina di S. Placido a Madrid; un altro quadro eseguito nello stesso periodo tanto piacque a Francesco Rizzi, che questi autorizzò il Coello a far credere d'averlo eseguito lui stesso, perché fosse pagato di più! Ma Claudio al lucro antepose la propria soddisfazione personale e ne ricavò consensi e stima. Juan Carrello de Miranda, un amico del Rizzi che in quel tempo era diventato aiuto di Velazquez, conobbe Coello e gli diede amichevoli consigli facilitandogli anche l'accesso alle collezioni reali il che gli permise di effettuare copie dei dipinti di Tiziano, Rubens, van Dyck ecc. Altro amico di Claudio Coello fu José Jiménez Donoso, ch'egli conobbe quando quest'ultimo era appena ritornato da Roma e stabiliva i primi contatti nella capitale spagnola, sollecitando numerose commissioni per affreschi che eseguì quale collaboratore, appunto, del Coello. Una di queste opere consistette nelle decorazioni che furono effettuate in occasione dell'entrata in Madrid di Maria Luisa di Borbone, per le sue nozze con re Carlo II di Spagna.

Nel 1671 i due artisti, sempre insieme, dipinsero affreschi nella Cattedrale di Toledo e nel 1683 il solo Coello trascorse un anno a Saragozza per eseguirvi affreschi commessi dal locale Arcivescovo per il convento agostiniano di La Manteria. Ritornato a Madrid nei primi mesi del 1684, Claudio fu nominato pittore onorario del re, per cui alla morte del Rizzi (1685) toccò proprio a lui eseguire per intero la grande tela con l'Adorazione della Sacra Ostia, iniziata dal suo vecchio maestro per l'altare della sacristia dell'Escorial, un quadro che avrebbe dovuto effigiare tutti i nobili cortigiani, re Carlo e lo stesso Coello. Il re aveva già assicurato di effettuare le spese necessarie pose, allorquando un conte del suo seguito gli indicò quale dovesse essere il nuovo pittore di corte. I primi abbozzi per l'Adorazione dell'Ostia, che Coello aveva pensato di ridipingere da capo, obbligarono l'artista a risiedere nell'Escorial ancora per quattro anni finché nel 1690 il grande dipinto on fu condotto a termine: ne risultò il capolavoro di un pittore che si trovava perfettamente a suo agio di fronte ad una grande composizione nella quale era possibile palesare un raro senso dell'equilibrio, una singolare coscienza spaziale, una spiccata percezione del movimento; nei particolari e soprattutto nei singoli ritratti, si notano vivacità e caratterizzazioni degne di Velàsquez. Di qui la grande ammirazione da parte del re e della corte.

La sua sensibilità, che gli procurava amici e collaboratori, durevolmente vicendevoli, lo rendeva altrettanto suscettibile alle offese, sia reali che immaginarie: quando, nel 1692, il re invitò a Madrid un grande artista italiano, Luca Giordano, scenografico e di proverbiale rapidità, per eseguire affreschi nei soffitti dell'Escorial, Coello, quantunque fosse stimato dall'intera corte e dallo stesso Giordano, si rifiutò di continuare a dipingere. Intanto la malattia polmonare che già l'aveva colpito si andò sempre più aggravando e l'artista si spense a Madrid il 20 aprile 1693.