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PITTORI: Giovan Battista Crespi detto il Cerano

Resurrezione con i santi Pietro, Ambrogio, Agostino e Vittore del Cerano

Resurrezione di Cristo con i santi Pietro, Ambrogio, Agostino e Vittore

 

 

GIOVAN BATTISTA CRESPI detto il CERANO

1625-1626

Meda, chiesa di san Vittore nella Villa Antoni Traversa

 

Resurrezione con i santi Pietro, Ambrogio, Agostino e Vittore

 

 

 

 

Il dipinto risale alla fase tarda dell'attività del Cerano, fra il 1625 e il 1626, in piena maturità artistica. La scena registra punte considerevoli di pathos dinamico, capace di creare un'atmosfera carica di tensione spirituale, sottolineata dal divergere dei santi, fra i quali il Cristo sembra farsi largo all'improvviso con l'impeto di una irruzione abbagliante. La luce sfiora argentea la superficie come a filo di spada e la scena appare sospesa in una sfera di irrealtà. A sinistra si nota Pietro, a destra con in mano lo stendardo Vittore. In mezzo troviamo Ambrogio ed Agostino. La tela fu dipinta per la chiesa di san Vittore a Meda nella Villa Antoni Traversa dove tuttora si trova.

 

La tesi più profonda e più frequente dell'ecclesiologia agostiniana è quella della Chiesa, Corpo mistico di Cristo o della Chiesa-comunione, comunione dei membri con Cristo e tra loro. C'era da aspettarsi che il vescovo d'Ippona, parlando della preghiera, ne traesse tutte le conseguenze. Lo fece, infatti, e con tanta insistenza e abbondanza da destare meraviglia in chi non conosca il teologo e il mistico Agostino, che fu un grande innamorato di Cristo. Tali conseguenze trasse soprattutto nell'immensa opera delle Esposizioni sui Salmi, in cui è dominante la spiegazione cristologica ed ecclesiologica. In essi egli sente la voce di Cristo e la voce della Chiesa: di Cristo che parla in nome del suo Corpo mistico, della Chiesa che, unita al suo Capo, loda, implora, canta lungo il pellegrinaggio terreno:

" Dobbiamo sentire ormai nota e familiare, come fosse la nostra, la sua voce in ogni salmo, sia che canti o che gema, si allieti nella speranza o sospiri nella realtà ". Una sintesi di quest'aspetto della preghiera cristiana, così caro al vescovo d'Ippona, si trova all'inizio del commento al Salmo 105. Vi si legge: " Il Signore nostro Gesù Cristo è colui che prega per noi, che prega in noi, che è pregato da noi. Prega per noi come nostro sacerdote, prega in noi come nostro capo, è pregato da noi come nostro Dio. Riconosciamo in lui la nostra voce e noi la sua ". Sintesi stupenda, segno di acume e di maturità di pensiero. L'oratore continua spiegando: " Noi preghiamo rivolti a Lui, preghiamo per mezzo di Lui, preghiamo in Lui. Ciò che diciamo, lo diciamo con lui ed egli lo dice con noi ... è Cristo che parla e sono io che parlo ". E ammonisce: " Non dire nulla senza di Lui ed Egli non dice nulla senza di te."

Ammonimento severo insieme e consolante, che riassume l'aspetto più profondo della nostra preghiera, la quale o è unita a Cristo o non è cristiana.

 

 

Giovan Battista Crespi detto il Cerano è pittore milanese che visse a cavallo fra la fine del Cinquecento e il primo Seicento. Fu forse nativo di Cerano nel novarese da cui trasse l'epiteto che lo contraddistingue. Dipinse diverse opere a soggetto agostiniano che sono conservate nella chiesa agostiniana di san Marco a Milano. La sua pittura è corposa e densa di personaggi con una scenografia accurata e poderosa, secondo i canoni stilistici dell'incipiente barocco. Il Cerano riesce a creare un'atmosfera carica di tensione spirituale.