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PITTORI: Ferri Ciro

Battesimo di sant'Agostino a Milano

Battesimo di sant'Agostino a Milano

 

 

FERRI CIRO

1659-1670

Milano, Collezione Privata

 

Battesimo di sant'Agostino a Milano

 

 

 

Il quadro di Ciro Ferri raffigura il battesimo di sant'Agostino. L'opera probabilmente fu dipinta durante il suo soggiorno lombardo quando lavorò agli affreschi nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo. La tela, di notevoli dimensioni, ha un impianto scenografico imponente, tipico dell'epoca e rispettoso dei canoni artistici barocchi. Al centro della scena sta un giovane Agostino seminudo con una folta barba nera: ha le mani giunte in preghiera e sta in ginocchio davanti al fonte battesimale che guarda con molta circospezione. Ritto in piedi a lui sta il vescovo Ambrogio dal volto anziano, con una folta barba grigia, che gli sta versando sul capo dell'acqua da una ciotola che tiene fra le mani. Alle spalle di Agostino si intravede la madre Monica in atteggiamento pio e religioso, vestita da suora agostiniana con la tonaca nera. Vicino ad Ambrogio si intravede la figura di un vecchio, dal volto calvo e serioso, che segue la scena con particolare attenzione. E' Simpliciano, il sacerdote milanese che tanta influenza ebbe nella vita sia di Ambrogio che di Agostino. Altri personaggi, chierici, ma anche persone familiari, si affollano lungo la scena all'interno dell'edificio classico dove si svolge il battesimo. Sono persone di contorno che rendono grandioso l'episodio. Dalle grosse colonne che reggono l'edificio la vista si apre verso l'orizzonte, dove, in un panorama arcadico, svettano alberi e una folta vegetazione.

Milano fu la tappa decisiva della conversione di Agostino. Qui ebbe l'opportunità di ascoltare i sermoni di Ambrogio che teneva regolarmente in cattedrale, ma se le sue parole si scolpivano nel cuore di Agostino, fu la frequentazione con un anziano sacerdote, san Simpliciano, che aveva preparato Ambrogio all'episcopato, a dargli l'ispirazione giusta; il quale con fine intuito lo indirizzò a leggere i neoplatonici, perché i loro scritti suggerivano "in tutti i modi l'idea di Dio e del suo Verbo". Un successivo incontro con sant'Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un altro passo verso il battesimo; fu convinto da Monica a seguire il consiglio dell'apostolo Paolo, sulla castità perfetta, che lo convinse pure a lasciare la moglie, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, rimandandola in Africa e tenendo presso di sé il figlio Adeodato (ci riesce difficile ai nostri tempi comprendere questi atteggiamenti, così usuali per allora).

A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di sant'Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di san Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di san Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti.

Era venuta intanto la primavera; al principio della quaresima, Agostino ritornò dunque a Milano, con Alipio e Adeodato, per ottenere l'iscrizione tra i competentes, i catecumeni cioè ritenuti maturi che avrebbero ottenuto il battesimo per la Pasqua successiva. A Milano partecipò con il vescovo Ambrogio a una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. E nella notte sul 25 aprile 387, giorno di Pasqua, egli otteneva il lavacro rigeneratore, per mezzo di Ambrogio. Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

 

 

Ferri Ciro

Nato a Roma nel 1634, Ciro Ferri iniziò la sua attività sotto la guida di Pietro da Cortona. Fra le sue prime collaborazioni troviamo gli affreschi dipinti per il Palazzo del Quirinale fra il 1656 e il 1659 su commissione di papa Alessandro VII. Questi affreschi raffigurano una Storia di Ciro e l'Annunciazione. Ferri si dedicò anche alla scultura e fu attivo nel periodo di splendore del barocco. Con il suo maestro partecipò anche alla notevole serie di decorazioni di Palazzo Pitti a Firenze, realizzate fra il 1659 e il 1665, dove terminò la sala di Apollo e dipinse, su disegni del maestro, la sala di Saturno. Il capolavoro della sua attività pittorica resta la serie di affreschi dipinti per la Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo. Abbastanza nota è anche una sua pala d'altare in Sant'Ambrogio della Massima a Roma. Nel 1670, iniziò a dipingere la cupola di sant'Agnese in Agone a Roma, e in tale lavoro si imitò lo stile della cupola di sant'Andrea della Valle che era stata affrescata da Giovanni Lanfranco. La morte prematura non gli consentì di portare a termine l'affrescatura che fu comunque completata nel 1693 dal suo successore Sebastiano Corbellini. A Ferri viene attribuita anche una tela, che raffigura una Annunciazione dipinta tra il 1683 e il 1689, che oggi è conservata nell'omonima cappella della Collegiata di Valmontone, in provincia di Roma. Nella capitale eseguì gli affreschi nella cappella Gavotti in San Nicola da Tolentino, affrescò la cupola di S. Agnese a Piazza Navona e lasciò altre opere in San Marco, in Sant'Andrea al Quirinale e in Santa Prassede. Gli affreschi della villa Falconieri a Frascati sono tra le sue opere migliori.