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Agostino offre il suo cuore a Cristo
JACQUES DE LETIN
1645-1660
Troyes, chiesa di santa Maddalena
Agostino offre il suo cuore a Cristo
La tela, che è conservata nella chiesa di santa Maddalena a Troyes, raffigura Agostino che offre il suo cuore fiammante al bambino che è in braccio alla Vergine. La scena, sia pure in una versione piuttosto originale, riprende un tema assai caro alla devozione agostiniana, che ebbe una innegabile fortuna in età barocca. L'origine della rappresentazione trae spunto da un passo del libro nono delle Confessioni, dove Agostino si esprime con queste parole: "sagittaveras tu cor meum charitate tua", cioé "hai ferito il mio cuore con il tuo amore".
Queste parole esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Nella tela di Letin il santo si presenta di spalle al bambino Gesù e indossa i suoi paramenti episcopali. Regge fra le mani il bastone pastorale, mentre ha deposto per terra in segno di umiltà la sua mitra.
Il volto di Agostino ha ancora un aspetto di giovane adulto con la tonsura sul capo. Il Bambino, in braccio ad una giovane Vergine, che sta colloquiando con san Giuseppe, ha uno scatto repentino tutto teso ad accogliere fra le mani il cuore che Agostino gli sta offrendo.
Completa la scena una donna alle spalle del santo che porta in testa una corona.
Jacques de Létin
Jacques de Létin, spesso erroneamente chiamato Jacques Ninet de Lestin nacque a Troyes nel 1597 e morì nella stessa città nel 1661.
Frequentò il pittore Edme Doué, che sposò sua sorella Simonette nel 1613. Influenzato dal mito di Caravaggio si trasferì a Roma dove rimase tre anni, dal 1622 al 1625. In questa città visse assieme ad altri due artisti, il pittore Charles Mellin e lo scultore Jacques Sarrazin. In Italia conobbe Simon Vouet, con cui strinse amicizia. Tornò a Troyes nel 1626, dove si sposò e dove ottenne importanti commissioni associate a lunghi soggiorni a Parigi. Nella capitale lavorò regolarmente negli anni dal 1633 al 1639, dimorando nella parrocchia di Sain-Jacques. Fu scelto come pittore di "Maggio" nel 1636 e la sua tela con San Paolo che predica all'Areopago è collocata sul portale di Notre-Dame de Paris. Tornò definitivamente a Troyes nel 1645. Ormai affermato e benestante acquistò un terreno e costruì una grande casa illuminata da un grande tetto in vetro.
Il suo valore artistico fu presto dimenticato e già alla fine del Seicento gli storici dell'arte lo citavano semplicemente nell'elenco degli artisti seguaci di Simon Vouet. Due secoli dopo lo storico Albert Babeau scoperse nel 1882 l'identità e valorizzò la vita e le opere di Jacques de Létin. Molte delle sue opere scomparvero durante la Rivoluzione francese e nel corso della secoda guerra mondiale. Alcune sue opere si conservano ancora a Troyes nelle chiese di san Pantaleone, san Remigio, santa Maddalena, altre nella chiesa di Notre-Dame ad Aix-en-Othe. La sua Apparizione della Vergine a san Roberto è conservata nella chiesa Saint-Jean-Baptiste di Chaource mentre la tela con san Luigi che muore di peste a Tunisi si trova nel braccio destro del transetto della chiesa di san Paolo e Luigi a Parigi.
Il suo compianto sul Cristo morto (1640-1645) si trova nel Museo delle Belle Arti di Reims. Con la riscoperta dell'artista sono state identificate sue nuove opere, che sono state acquisite da vari Musei. Il Museo delle Belle Arti di Bordeaux nel 2011 ha acquistato due suoi dipinti che raffigurano la Grammatica e la Geometria; il museo dipartimentale Georges-de-La-Tour a Vic-sur-Seille espone una santa Prassede che si prende cura dei cristiani torturati e il Museo delle Belle Arti di Reims ha acquisito un Compianto sul Cristo morto dipinto tra il 1640 e il 1645. La famiglia del pittore ha donato il suo autoritratto al museo Troyes. Lo stesso museo ha acquisito nel 2020 anche La Grammaire, parte della serie sulle arti liberali che decorava la casa della famiglia.