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PITTORI: Pietro Locatelli

Sant'Agostino, san Nicola da Tolentino e san Tommaso da Villanova

Sant'Agostino, san Nicola da Tolentino e san Tommaso da Villanova

 

 

PIETRO LUCATELLI detto il LOCATELLI

1670-1701

Rieti, Museo Diocesano

 

Sant'Agostino, san Nicola da Tolentino e san Tommaso da Villanova

 

 

 

 

La pala d'altare, un olio su tela della dimensioni 310 x 199, è dotata di una elegante cornice mistilinea: il soggetto ha un carattere agostiniano poichè inscrive le tre figure di Santi Agostiniani entro uno scenario convenzionale, dove si fondono armoniosamente i tratti della pittura di paesaggio con gli elementi evocativi del mondo classico, prefigurazione della vita eterna a cui allude il volo dei due cherubini.

La tela è databile agli anni dell'episcopato di monsignor Ippolito Vincentini (1670-1701), il cui stemma è campito nel plinto della colonna a cui si addossa la figura di sant'Agostino, impegnato nella stesura dei suoi testi di dottrina. L'opera proviene dalla chiesa conventuale di sant'Agostino a Rieti ed attualmente è conservata nel Museo Diocesano della stessa città. Agostino, con lo sguardo rivolto al cielo, è intento a scrivere con una penna su un libro, quasi fosse sotto dettatura in estasi. Ha un viso alquanto giovanile, con una folta barba nera: indossa gli abiti episcopali.

In piedi, di fianco e dietro a lui si scorgono le figure di san Tommaso da Villanova, a sua volta vestito da vescovo, con una grossa croce che gli scende sul petto e san Nicola da Tolentino, in atteggiamento contrito e devotamente in preghiera. Entrambi mostrano chiaramente di essere vestiti con la cocolla nera dei monaci agostiniani: un chiaro riferimento alla continuità storica e spirituale fra le comunità agostiniane africane e il nuovo Ordine degli Eremitani di S. Agostino. In basso a destra e in altro, tre angeli conferiscono un aspetto sacro alla scena, esaltando la profonda spiritualità dei tre personaggi. Di Locatelli è nota un'altra tela a soggetto agostiniano a Roma.

 

Pietro Lucatelli (1630 - 1701) detto anche Locatelli è stato un pittore italiano attivo a Roma durante il periodo barocco.  Pare sia nato vicino a Roma e divenne allievo di Ciro Ferri e Pietro da Cortona. E' famoso per alcune sue immagini nella chiesa di Sant'Agostino e l'audacia per la libertà di colorazione di alcune pitture nelle sale di Palazzo Colonna.  A Siena ha dipinto un Galgano Beato per la chiesa di San Francesco, e vari quadri per l'ospedale di Santa Maria della Scala. Era ancora vivo nel 1690 e pare che morì indigenti e povero a Roma.

 

La leggenda della vita di san Nicola rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.

Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305.

Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre.

La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai fedeli.

Il celebre santo marchigiano ha una propria amplissima iconografia, che ne trattano la vita e i miracoli. A Tolentino sorge la più bella e grande Basilica in suo onore. In diverse rappresentazioni Nicola viene raffigurato assieme ad Agostino, di cui fervente seguace sin dalla gioventù, quando indossò la tonaca nera degli agostiniani nel Trecento. Fu un asceta rigidissimo con se stesso e dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Grande confessore, fu pieno di umana compassione per ogni tipo di miseria. L'incondizionata obbedienza, il distacco completo dai beni terreni, l'umiltà e la modestia furono costanti della sua vita.

Intorno a lui c'è sempre un'aura di prodigio, che comincia dalla nascita, avvenuta quando i genitori parevano destinati a non avere figli. Nel processo per la canonizzazione, aperto vent'anni dopo la sua morte, 371 testimoni verranno a parlare dei suoi moltissimi miracoli. Sappiamo inoltre che Nicola è anche un maestro di rigore ascetico, cioè di severità con sé stesso. Un insieme di elementi certo eccezionali, ma piuttosto staccati dal vivere comune della gente, incapace di miracoli e non ghiottissima di penitenza. Invece Nicola - a dispetto delle controindicazioni - è un santo sempre popolarissimo proprio tra la gente comune, di secolo in secolo: è l'amico dei giorni feriali, che viene in casa portando la festa.