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Sant'Agostino cardioforo in gloria
DE LONGE ROBERT
1695-1698
Cremona, chiesa del monastero di santa Monica
Sant'Agostino cardioforo in gloria
L'affresco è opera del pittore fiammingo Robert De Longe e raffigura la gloria di sant'Agostino. Si trova nell'edifico che fu il monastero di santa Monica a Cremona, che ha inglobato l'antica chiesa di S. Salvatore, demolita nel 1478 per far spazio ad una ala del nuovo chiostro. Qui esisteva in origine una comunità di Benedettine di san Salvatore, che papa Paolo II su richiesta di Bianca Maria Visconti fece confluire nel 1470 alle monache agostiniane. Il monastero fu ristrutturato e nel 1471 venne dedicato a santa Monica. Nel 1496 confluì in questo monastero con bolla di papa Gregorio IX anche il monastero benedettino di San Giovanni della Pipia. Questa struttura venne soppressa nel 1810 per farvi una caserma, che fu chiusa nel 1987. La chiesa di santa Monica, inserita nel complesso del monastero, conserva in discreto stato di conservazione alcuni affreschi nella volta che sono stati attribuiti alla mano di Robert De Longe.
Originario di Bruxelles, nel corso di un viaggio di ritorno da Roma, il pittore si fermò a Cremona e Piacenza. La sua attività si svolse in queste città fra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, raccogliendo molte commissioni soprattutto da parte degli ordini monastici. La sua vena artistica ebbe pertanto la possibilità di esprimersi con vigore soprattutto nella decorazione dei soffitti e delle cupole delle chiese. In questa fase De Longe utilizza soggetti con enfasi barocca facendo ampio ricorso ad ascensioni e glorificazioni che si librano in spazi celesti infiniti e grandiosi. In questa ottica una delle sue opere più significative è sicuramente il soffitto della chiesa di santa Monica, dove Agostino assiso su un trono di nuvole e di angeli, appare grandioso nella gloria dei cieli reggendo nella mano destra un cuore fiammante. Il suo sguardo è rivolto verso l'alto alla ricerca del volto di Dio, così tanto bramato in vita. Quest'opera segue di poco gli affreschi realizzati per la basilica di san Sigismondo, a cui è stilisticamente affine. L’esuberanza decorativa del pittore fiammingo riesce a riempire ogni spazio libero, armonizzando nella nuova sensibilità barocca le precedenti esperienze artistiche cremonesi, dal Malosso, a Gervasio Gatti e più indietro ancora a Bernardino Gatti, detto il Soiaro, con un ricordo a Pietro da Cortona e al Bernini, che aveva conosciuto a Roma.
Fu sepolto nella Cattedrale di S. Stefano, ed è fama commune, che il Santo Padre nel punto della sua morte apparisse a un suo Religioso, vestito alla Pontificale, assiso in cielo sopra le Nubi, circondato di splendori; con occhi luminosi come i raggi del Sole, e che tramandava una gran fragranza di odori.
Grandi Vittore Silvio, VITA DELL' DOTTOR DELLA CHIESA S. AURELIO AGOSTINO, VESCOVO DI BONA IN AFRICA. VNITEVI LE CONFESSIONI E REGOLA DEL MEDESIMO S. PADRE, COLLA STORIA E CONFUTAZIONE DOGMATICA DELLE ERESIE MANICHEA, DONATISTA E PELAGIANA; E COLL'INDICE DELLE CONGREGAZIONI MILITANTI SOTTO IL SUO INSTITUTO E DI TUTTI GLI LIBRI DA LUI DATI ALLA LUCE, pag. 293-294, Venezia 1712
Robert De Longe
Nato a Bruxelles nel 1645 morì a Piacenza nel 1709. Allievo nel 1658 a Bruxelles di J. De Potter, non lascia in questa città alcuna opera. Giunge a Roma presso la corte papale nel 1680 dove conosce il pittore cremonese Agostino Bonisoli che lo invita a Cremona per poter meglio comprendere le tecniche della scuola italiana. De Longe accetta e ben presto i suoi dipinti gli guadagnano fama in ambito locale, tanto che il vescovo di Piacenza, Giorgio Barni, nel 1685 lo invita nella città emiliana offrendogli protezione. Incomincia il suo periodo piacentino, che si concluderà solo con la morte. Piacenza, orfana del Guercino e del Morazzone, guarda subito con interesse a questo fiammingo dalla mano felice. Arrivano molte committenze, sia laiche che ecclesiastiche, ed il De Longe non tarda ad affermarsi rispetto agli altri pittori che lavorano a Piacenza. Il suo "San Giuseppe" (1690) riscuote un generale apprezzamento facendogli guadagnare altre commissioni, che rappresentano il suo riconoscimento quale "caposcuola" dell'area piacentina. Il Duca nel 1693 gli commissiona cinque tele, da collocare nella Cattedrale di Sant'Antonino, che illustrino la vita del Santo Patrono di Piacenza. L'ultimo suo capolavoro è del 1705 quando l'Arciconfraternita del SS. Sacramento di Cortemaggiore lo invita a decorare la cupola dell'Oratorio di S. Giovanni. Muore nel 1709 a Piacenza.