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Agostino incontra a Milano il vescovo Ambrogio
ROBERT DE LONGE
1645-1709
Cremona, chiesa di sant'Ilario
Agostino incontra a Milano il vescovo Ambrogio
La tela raffigura l'incontro di Agostino a Milano con il vescovo Ambrogio e viene attribuita a Robert de Longe, un pittore fiammingo seicentesco che lavorò in Italia. La tela, oggi conservata presso la chiesa di S. Ilario, proviene dal soppresso monastero agostiniano di santa Monica. L'incontro fra Agostino e Ambrogio è il preludio ala conversione del retore africano, come viene descritto nelle Confessioni. L'esito sarà la ripresa del catecumenato e, dopo il soggiorno nella villa dell'amico Verecondo a Cassiciaco (attuale Cassago Brianza), e quindi il battesimo. Nella scena immaginata da De Longe Agostino lascia alle spalle alunni e libri di retorica e riceve da Ambrogio una folla di fedeli, cioè la Chiesa, che diventerà per Agostino compagna nella fede e nel ministero.
La chiesa di S. Ilario è edificata sul luogo dove nel 1137 ne era stata fondata una più piccola con facciata contrapposta all'attuale, che risale al Settecento. La nuova chiesa ingloba parti delle precedenti strutture: l'opera di ricostruzione fu iniziata dagli Eremitani Scalzi dell'Ordine di S. Agostino nel 1716 e fu condotta a termine, escluso il prospetto, nel 1776. La facciata, rimasta incompiuta, rivela nella parte inferiore l'intenzione di adeguarsi ai canoni del Barocchetto. La parte superiore è rimasta invece nello stato primitivo di costruzione al rustico. L'interno ad una navata sola assai ampia e slanciata, coperta da una volta reale, riflette il gusto dell'epoca. Tre grandi affreschi settecenteschi risaltano nella zona mediana, racchiusi in eleganti cornici a stucco.
Robert De Longe
Nato a Bruxelles nel 1645 morì a Piacenza nel 1709. Allievo nel 1658 a Bruxelles di J. De Potter, non lascia in questa città alcuna opera. Giunge a Roma presso la corte papale nel 1680 dove conosce il pittore cremonese Agostino Bonisoli che lo invita a Cremona per poter meglio comprendere le tecniche della scuola italiana. De Longe accetta e ben presto i suoi dipinti gli guadagnano fama in ambito locale, tanto che il vescovo di Piacenza, Giorgio Barni, nel 1685 lo invita nella città emiliana offrendogli protezione. Incomincia il suo periodo piacentino, che si concluderà solo con la morte. Piacenza, orfana del Guercino e del Morazzone, guarda subito con interesse a questo fiammingo dalla mano felice. Arrivano molte committenze, sia laiche che ecclesiastiche, ed il De Longe non tarda ad affermarsi rispetto agli altri pittori che lavorano a Piacenza. Il suo "San Giuseppe" (1690) riscuote un generale apprezzamento facendogli guadagnare altre commissioni, che rappresentano il suo riconoscimento quale "caposcuola" dell'area piacentina. Il Duca nel 1693 gli commissiona cinque tele, da collocare nella Cattedrale di Sant'Antonino, che illustrino la vita del Santo Patrono di Piacenza. L'ultimo suo capolavoro è del 1705 quando l'Arciconfraternita del SS. Sacramento di Cortemaggiore lo invita a decorare la cupola dell'Oratorio di S. Giovanni. Muore nel 1709 a Piacenza.