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PITTORI: Manetti Rutilio

tino

S. Agostino lava i piedi a Cristo pellegrino di Manetti Rutilio

 

 

RUTILIO MANETTI

1618-1620

Casole d'Elsa, chiesa S. Maria Assunta

 

Sant'Agostino lava i piedi di Cristo pellegrino

 

 

 

Il dipinto di Rutilio Manetti dipinto dal titolo Sant'Agostino lava i piedi di Cristo nelle vesti di pellegrino è conservato nella chiesa di S. Maria Assunta a Casole d'Elsa. Alto 271 cm e largo 190 il quadro fu dipinto fra il 1618 e il 1620 per la Collegiata di Casole d'Elsa, un edificio sacro che si trova nel centro dell'abitato del paese senese, dove le opere d'arte sono numerose. Sulla parete di fondo, sopra l'arcata del coro, si trovano i resti di un affresco del Giudizio Universale di un anonimo pittore senese fortemente influenzato da Duccio di Boninsegna. A destra dell'ingresso si trova il fonte battesimale con una statuetta di San Giovanni Battista datato 1485. Una terracotta dipinta di Giovanni della Robbia e due dipinti del XVI secolo raffiguranti l'Annunciazione e il Presepio sono a sinistra dell'entrata, mentre più avanti si incontra il sepolcro del vescovo Tommaso Andrei opera di Gano di Fazio.

Sulla parete sinistra si nota il cenotafio di Beltramo Aringhieri detto Messer Porrina, capolavoro del naturalismo gotico, opera attualmente attribuita a Marco Romano, realizzato nel primo decennio del XIV secolo. Bisogna anche ricordare la tela di Stefano Volpi raffigurante la chiamata di San Matteo e le opere di Alessandro Casolani raffigurante la Pietà e i Santi Andrea e Niccolò, datata 1586. Sono presenti anche altre tele ottocentesche di Michele Ridolfi e Amos Cassioli. Nell'attiguo oratorio della Misericordia è conservata una Annunciazione di Rutilio Manetti.

Questa tela raffigura un tema iconografico caro all'ordine agostiniano. Narra una leggenda che mette in luce la carità di Agostino e divenne molto cara agli Eremitani ed ai Canonici. Secondo M. Aurenhammer, che lo affermò nel suo Lexikon der christlichen Ikonographie (Vienna, 1953), la leggenda sarebbe stata elaborata in Spagna, dove in effetti appare per la prima volta. Da lì si diffuse nelle Fiandre.

Probabilmente fu estrapolata da qualche frase di Giordano di Sassonia, che nel suo Liber vitasfratrum scrisse: "Unde in Vitaspatrum legitur, quod sanctus Apollonius fratribus suis praecipiebat attentius, ut advenientes fratres quasi Domini susciperent adventum: "Nam et adorari adventantes fratres propterea", inquit, "traditio habet ut certum sit in adventu eorum adventum Domini nostri iesu Christi haberi, qui dicit: Hospes fui et susceptistis me". Et hoc sumpta est illa laudabilis observantia Ordinis, ut fratres hospites recipiantur cum genuflexione et manuum deosculatione."

N. CRUSENIUS nel suo Monasticon Augustinianum, I, 7 pubblicato a Vallisoleti nel 1623 a sua volta scrive: "Ad interiora deserti secedens, Christum hospitio suscipit, pedes lavat et audit: 'Augustine, Filium Dei hodie in carne videre meruisti; tibi commendo Ecclesiam meam.' S. Prosper et alii ", dove questi alii sarebbero Ferdinando vescovo di Tarragona e Jean Maburn canonico regolare.

Il primo a produrre questo tema iconografico fu Huguet, ma sarà Bolswert con le sue incisioni a diffonderlo ampiamente. La valenza di questo soggetto è teologicamente importante sia perchè abbondano i testi agostiniani che sottolineano il valore dell'ospitalità al pellegrino, e perchè Agostino stesso diede molta importanza all'ospitalità nei suoi monasteri. Già nelle Costituzioni Agostiniane del 1290 si trova il passo che stabilisce per i pellegrini la possibilità di lavarsi i piedi nel monastero. Nel 1686 si ribadisce che bisogna lavare i piedi dei pellegrini come se fossero la persona di Cristo.

Il tema di Agostino che lava i piedi al Cristo ha un grande valore anche teologico, poiché secondo la tradizione degli agostiniani eremitani, Agostino quando era monaco a Tagaste si sarebbe ritirato in un eremo con finalità di pura contemplazione. L'apparizione di Cristo in forma di pellegrino, gli avrebbe imposto di ritornare al mondo per testimoniare con la parola e le opere la vita cristiana. Nella fattispecie Manetti raffigura una scena molto familiare, dove un frate, Agostino, lava e asciuga i piedi a un pellegrino, il Cristo, mentre altri frati osservano la scena. Dall'alto di una nube Iddio Padre guarda compiaciuto questo atto servizievole di umiltà. L'episodio è narrato all'interno di un contesto familiare, una camera di lavoro, la cui finestra si spalanca sulla campagna circostante.

 

 

Rutilio Manetti

Rutilio Manetti (Siena, 1571-1639) è stato uno tra i più prolifici esponenti del Seicento senese. Fu un allievo di Ventura Salimbeni e Francesco Vanni, ma la sua arte fu influenzata dal 1620 principalmente dal Caravaggio. Le sue opere principali sono il ciclo di affreschi della Storia di San Rocco (1605-1610), Sant'Alessandro liberato dall'angelo (1625), Musicisti e giocatori di carte (c. 1626), Riposo in Egitto, Allegoria delle Vanità, L'Indemoniata e I tre bevitori. Da segnalare anche una Assunzione della Vergine (1632), nella Abbazia di San Mercuriale, a Forlì. Sue opere si trovano nel Museo civico e d'arte sacra di Colle Val d'Elsa. Suo figlio Domenico fu un suo seguace.