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PITTORI: Rutilio Manetti

Santa Monica

Santa Monica

 

 

RUTILIO MAINETTI

1571 - 1639

Asciano, chiesa di sant'Agostino

 

Santa Monica

 

 

 

La tela è attualmente collocata nella chiesa di sant'Agostino ad Asciano: si tratta di un Olio su tela, delle dimensioni 240x140 cm opera di Rutilio Mainetti e raffigura santa Monica in abiti monacali agostiniani mentre rivolge lo sguardo in preghiera verso il cielo.

 

Proveniente da modesta famiglia, il Manetti fu forse allievo dei pittori concittadini Francesco Vanni e Ventura Salimbeni. Nella sua evoluzione artistica, subì la decisiva influenza del Caravaggio e, in certa misura, anche quella del Guercino. Egli fu anzi il tramite per la penetrazione, nella pittura senese, delle novità caravaggesche. Dal 1620 infatti, il Manetti cambiò nettamente i propri modi stilistici, abbassando la luce e ottenebrando l'atmosfera dei suoi dipinti, finendo per risultare uno dei migliori artisti della cerchia caravaggesca. Egli, come del resto altri seguaci del Caravaggio, non si limitò a dipingere opere di soggetto sacro, ma eseguì spesso anche scene di vita mondana, assai valide. In Siena si conservano moltissime sue opere, nella Pinacoteca Nazionale, nel Museo dell'Opera del Duomo, nella Collezione Chigi-Saracini, nel Palazzo Pubblico, in varie chiese ed edifici cittadini. Lavorò anche fuori di Siena, a Empoli, a Forlì, a Lucca e soprattutto a Firenze. Il suo capolavoro è in genere considerato la tela della «Fuga in Egitto», del 1621, conservata nella chiesa di S. Pietro alle Scale a Siena, opera potente e armonicamente composta. Del 1622-23 circa è la tela con «Ruggero e Alcina», a Palazzo Pitti a Firenze. Altra opera di grande rilievo è l'«Indemoniata», del 1628, nella Basilica di S. Domenico a Siena, in cui figure e colori, fortemente suggestivi, precorrono l'arte di Mattia Preti. Del 1631 è il «S. Eligio tra gli appestati» nella Pinacoteca Nazionale. Di poco posteriore al 1630 è anche il «Transito di S. Giuseppe» nella Collezione Chigi-Saracini, dove si trova anche la bellissima tela del « Concerto col violoncello» (1635 circa). Tra le altre opere degne di nota, citiamo: il «S. Cerbone» nella Chiesa di S. Maria in Provenzano a Siena; l'« Apoteosi di santa Caterina» posta nell'Altar maggiore della chiesa del Santuario Cateriniano a Siena; la « Morte del Beato Antonio Patrizi» nella Chiesa di S. Agostino a Monticiano.

 

La madre di Agostino viene spesso raffigurata nell'iconografia agostiniana, da sola o assieme al figlio. Ella partecipa a scene fondamentali, come l'estasi di Ostia, la partenza da Cartagine o il soggiorno milanese e poi a Cassiciaco. La ritroviamo ancora assieme ai monaci ed ella stessa monaca o vestita da monaca mentre illustra la regola agostiniana nella versione femminile. Toccanti sono pure le scene che la vedono in azioni caritative. Con Agostino lasciò Milano diretta a Roma, e poi a Ostia, dove affittarono una casa, in attesa di una nave in partenza per l'Africa. Fu un periodo carico di dialoghi spirituali, che Agostino ci riporta nelle sue Confessioni. Lì si ammalò, forse di malaria, e in nove giorni morì, all'età di 56 anni. Drammatiche e toccanti sono le rappresentazioni della sua morte a Ostia. Di lei Agostino offre una biografia stupenda nella parte finale del libro IX delle Confessioni.