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PITTORI: Fabrizio Santafede

Madonna con Bambino e i santi Agostino e Maddalena

Madonna con Bambino e i santi Agostino e Maddalena

 

 

FABRIZIO SANTAFEDE

1560-1634

L'Aquila, Museo Nazionale

 

Madonna con Bambino e i santi Agostino e Maddalena

 

 

 

 

Fabrizio Santafede nasce a Napoli nel 1560 dove muore nel 1634. Tra le sue opere ricordiamo questa bella pala d'altare che raffigura la Madonna con il Bambino e i santi Agostino e Maddalena: la tela è conservata a L'Aquila presso il Museo Nazionale proveniente dalla Collezione Dragonetti-Cappelli.

Agostino vi è raffigurato da vescovo in età molto avanzata. Si rivolge alla Vergine e al bambino mentre tiene aperto un libro. Una folta barba bianca gli avvolge il mento ed esalta il profilo aspro del viso.

Sotto il piviale è ben visibile la cocolla nera dei monaci agostiniani.

Santafede vive nell'età barocca, ed è particolarmente attivo a Napoli, sua città natale. Fu un allievo del senese Marco Pino, un pittore che operò a Napoli. Tra il 1580 e il 1600 i dipinti di Santafede risentirono dell'impronta manierista toscana e in seguito si avvicinò allo studio dell'opera del Caravaggio e a quella di altri toscani come Santi di Tito e Domenico Crespi detto il Passignano. Tra le sue tele di rilievo vanno menzionate L'incoronazione della Vergine (1601-1602) nella Chiesa di Santa Maria la Nova, la Madonna e Santi (1606) a Monte Oliveto, e le opere commissionate dalla nobiltà privata come I figli di Zebedeo davanti a Cristo (1625) e la Lavanda del Bambino. La sua attività di artista si sviluppò anche in altre città dell'Italia meridionale, del Nord e in Spagna.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)

 

 

Fabrizio Santafede

Nacque a Napoli nel 1560 e divenne allievo dell'artista senese Marco Pino, che operò a Napoli nell'ultima parte della sua vita, tra il 1580 e il 1600. Le sue opere risentirono dell'influsso manierista tosco-veneta, in modi calibrati e addolciti negli anni da un recupero di modelli più antichi. Nel 1593 il pittore, dopo la prestigiosaa commissione dell'Annunciazione di Santa Maria de la Vid a Burgos, eseguì per la cappella Medici di Gragnano, nella chiesa dei Santi Severino e Sossio a Napoli, la celebre tavola della Madonna col Bambino tra i santi Benedetto, Mauro e Placido.

I personaggi vengono inseriti in una equilibrata scenografia, di poche e solide figure solennemente atteggiate in primo piano, che non lasciano alcuno spazio ad elementi secondari. Il pittore cerca di di interpretare le immagini sacre con serietà contro-riformata di linguaggio, ma con modalità comprensibili alla religiosità dei devoti. Santafede nella maturità studiò lo stile di Caravaggio e quello dei toscani Santi di Tito e Domenico Crespi detto il Passignano. Nel 1603 e nel 1608 gli furono commissionate due opere per il Pio Monte della Misericordia di Napoli, Cristo in casa di Marta e Maria e San Pietro che resuscita Tabitha. Ricordiamo anche l'Incoronazione della Vergine (1601-1602) nella Chiesa di Santa Maria la Nova, la Madonna e Santi (1606) a Monteoliveto e le opere commissionate da privati. Lavorò anche in altre città dell'Italia meridionale, ma anche al Nord e in Spagna. Fra i suoi allievi va annoverato Giovanni De Gregorio detto il Pietrafesa.

Morì a Napoli nel 1634.