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PITTORI: Fabrizio Santafede

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

SANTAFEDE FABRIZIO

1610-1620

Brindisi, Episcopio

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Nell'Episcopio brindisino sono presenti due gruppi di tele di buon interesse. Alla serie tematica dei quattro Santi Evangelisti si aggiungono altri quattro dipinti raffiguranti i Dottori della Chiesa. Quest’ultimo ciclo è più tardivo sia per la più ricercata modalità di descrivere i personaggi, sia per una maggiore ricchezza di particolari.

I paramenti sacri sono finemente decorati e la spilla con pietra preziosa, che abbellisce ed idealizza la figura di sant’Agostino esalta la facile vena descrittiva del pittore. Qui troviamo la celebrazione del disegno accademico dell’autore, che con gli stessi motivi si ripropone nel San Nicola della tela della Vergine in gloria e Santi di Lucera e nel San Benedetto della Madonna col Bambino e Santi Benedetto, Mauro e Placido a Napoli, nella chiesa dei SS. Severino e Sossio.

La riduzione della sua raffigurazione ad una dimensione più umanamente quotidiana, pur nel rispetto della sua dignità episcopale, è un elemento tipico dello spirito post conciliare, che si stava affermando con forza.

Sostenuto non solo dai paramenti, come in questo S. Agostino o in un corrispondente S. Gregorio Magno, questo «nauralismo eletto» traspare evidente nella individuazione fisionomica e nella verità dei gesti. In questo quadro, così come nelle due serie di dipinti, emerge tutta l'esperienza artistica del Santafede, che ben presto si è orientato a semplificare i moduli manieristici. La sua visione aperta alle istanze di contenutismo devozionale grazie alla lezione del naturalismo dei riformati fiorentini, gli ha consentito di ottenere risultati particolarmente significativi nella situazione artistica napoletana.

 

 

Fabrizio Santafede

Nacque a Napoli nel 1560 e divenne allievo dell'artista senese Marco Pino, che operò a Napoli nell'ultima parte della sua vita, tra il 1580 e il 1600. Le sue opere risentirono dell'influsso manierista tosco-veneta, in modi calibrati e addolciti negli anni da un recupero di modelli più antichi. Nel 1593 il pittore, dopo la prestigiosaa commissione dell'Annunciazione di Santa Maria de la Vid a Burgos, eseguì per la cappella Medici di Gragnano, nella chiesa dei Santi Severino e Sossio a Napoli, la celebre tavola della Madonna col Bambino tra i santi Benedetto, Mauro e Placido.

I personaggi vengono inseriti in una equilibrata scenografia, di poche e solide figure solennemente atteggiate in primo piano, che non lasciano alcuno spazio ad elementi secondari. Il pittore cerca di di interpretare le immagini sacre con serietà contro-riformata di linguaggio, ma con modalità comprensibili alla religiosità dei devoti. Santafede nella maturità studiò lo stile di Caravaggio e quello dei toscani Santi di Tito e Domenico Crespi detto il Passignano. Nel 1603 e nel 1608 gli furono commissionate due opere per il Pio Monte della Misericordia di Napoli, Cristo in casa di Marta e Maria e San Pietro che resuscita Tabitha. Ricordiamo anche l'Incoronazione della Vergine (1601-1602) nella Chiesa di Santa Maria la Nova, la Madonna e Santi (1606) a Monteoliveto e le opere commissionate da privati. Lavorò anche in altre città dell'Italia meridionale, ma anche al Nord e in Spagna. Fra i suoi allievi va annoverato Giovanni De Gregorio detto il Pietrafesa.

Morì a Napoli nel 1634.