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PITTORI: Antonio Scaramuccia

La Vergine, Agostino e Santi nel Coro di S. Agostino a Perugia

La Vergine, Agostino e Santi

 

 

GIOVANNI ANTONIO SCARAMUCCIA

1625

Perugia, Oratorio di sant'Agostino

 

La Vergine in trono, Agostino e Santi

 

 

 

 

Sull'altare dell'Oratorio di sant'Agostino a Perugia si trova lo stendardo processionale di Giovanni Antonio Scaramuccia raffigurante i santi Agostino, Francesco d'Assisi e Domenico in adorazione della Madonna con Bambino in gloria tra san Giacomo Maggiore e san Filippo. La tavola misura cm 220 in altezza e cm 170 in larghezza. L'oratorio della Confraternita disciplinata di S. Agostino sorta nel 1317 sorge accanto alla chiesa di sant'Agostino.

In questo Oratorio si trovava l'antica sede della Confraternita o dell'Ospedale che la stessa Confraternita gestiva.

Una copia di quest'opera si trova sulla parete di controfacciata, sopra il portale, si trova nella cattedrale di san Lorenzo, sempre a Perugia. Anche in questo caso la grande tela raffigura la Vergine con il Bambino fra i patroni della città e i santi Agostino, Domenico e Francesco, Domenico e Francesco. Quest'ultima opera fu dipinta da Giovanni Antonio Scaramuccia nel 1616.

 

Scaramuccia dipinse anche l'ambiente principale dell'oratorio di San Francesco di Perugia ricoprendolo di grandi tele eseguite tra il 1611 ed il 1627. Sempre in Perugia di Scaramuccia sono conservate tele in S. Teresa (Vergine con il Bambino tra i santi Giuseppe e Teresa del 1632), in S. Luca (La Vergine con i santi Giovanni Battista e Luca del 1632), in S. Croce (Madonna tra i santi Giuseppe e Claudio del 1632) e alla Galleria Nazionale.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)