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PITTORI: Bernardo Strozzi

S. Agostino lava i piedi a Gesù di Bernardino Strozzi

S. Agostino lava i piedi a Gesù

 

 

BERNARDINO STROZZI

1629

Genova, Accademia Ligustica

 

S. Agostino lava i piedi al Cristo pellegrino

 

 

 

 

Bernardo Strozzi, esponente della scuola genovese, dipinge una leggenda medioevale ripresa frequentemente nel 1600 dalla iconografia agostiniana: si tratta del Cristo pellegrino che appare ad Agostino sotto le spoglie di un viandante a cui Agostino ha lavato i piedi. L'opera è del 1629. Cristo si rivolge ad Agostino dall'aspetto ancora giovanile che sta in ginocchio ai suoi piedi e, secondo la leggenda, gli dice di aver meritato di vedere in carne e ossa il Figlio di Dio. Allo stesso tempo gli affida la Chiesa. Agostino sembra ascoltare con molta attenzione.

Indossa il saio degli eremitani con un grembiule alla cintola mentre con una mano afferra il polpaccio per lavarlo nella bacinella d'acqua. Un angelo vicino alla colonna segue la scena, mentre in lontananza un altro frate guarda con curiosità. L'opera è conservata all'Accademia Ligustica a Genova.

 

Questa leggenda mette in luce la carità di Agostino e divenne molto cara agli Eremitani ed ai Canonici. Secondo M. Aurenhammer, che lo affermò nel suo Lexikon der christlichen Ikonographie (Vienna, 1953), la leggenda sarebbe stata elaborata in Spagna, dove in effetti appare per la prima volta. Da lì si diffuse nelle Fiandre.

Probabilmente fu estrapolata da qualche frase di Giordano di Sassonia, che nel suo Liber vitasfratrum scrisse: "Unde in Vitaspatrum legitur, quod sanctus Apollonius fratribus suis praecipiebat attentius, ut advenientes fratres quasi Domini susciperent adventum: "Nam et adorari adventantes fratres propterea", inquit, "traditio habet ut certum sit in adventu eorum adventum Domini nostri iesu Christi haberi, qui dicit: Hospes fui et susceptistis me". Et hoc sumpta est illa laudabilis observantia Ordinis, ut fratres hospites recipiantur cum genuflexione et manuum deosculatione."

N. CRUSENIUS nel suo Monasticon Augustinianum, I, 7 pubblicato a Vallisoleti nel 1623 a sua volta scrive: "Ad interiora deserti secedens, Christum hospitio suscipit, pedes lavat et audit: 'Augustine, Filium Dei hodie in carne videre meruisti; tibi commendo Ecclesiam meam.' S. Prosper et alii ", dove questi alii sarebbero Ferdinando vescovo di Tarragona e Jean Maburn canonico regolare.

Il primo a produrre questo tema iconografico fu Huguet, ma sarà Bolswert con le sue incisioni a diffonderlo ampiamente. La valenza di questo soggetto è teologicamente importante sia perchè abbondano i testi agostiniani che sottolineano il valore dell'ospitalità al pellegrino, e perchè Agostino stesso diede molta importanza all'ospitalità nei suoi monasteri. Già nelle Costituzioni Agostiniane del 1290 si trova il passo che stabilisce per i pellegrini la possibilità di lavarsi i piedi nel monastero. Nel 1686 si ribadisce che bisogna lavare i piedi dei pellegrini come se fossero la persona di Cristo.

Il tema di Agostino che lava i piedi al Cristo ha un grande valore anche teologico, poiché secondo la tradizione degli agostiniani eremitani, Agostino quando era monaco a Tagaste si sarebbe ritirato in un eremo con finalità di pura contemplazione. L'apparizione di Cristo in forma di pellegrino, gli avrebbe imposto di ritornare al mondo per testimoniare con la parola e le opere la vita cristiana.

Spesso la scena è accompagnata dal testo "O grande padre Agostino, ti affido la mia Chiesa", tratto da un apocrifo ambrosiano. E' un chiaro segno per giustificare la vita mista fra contemplazione e azione propria degli eremitani, con l'invito a seguire l'esempio del santo fondatore.

 

 

Bernardino Strozzi

Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino o il Prete genovese (Genova, 1581 - Venezia, 2 agosto 1644), è stato un religioso e pittore italiano del Seicento. Viene considerato uno dei più importanti e prolifici artisti del barocco italiano. La sua opera si è ispirata inizialmente alla scuola pittorica toscana per risentire, successivamente, delle influenze di artisti lombardi e fiamminghi, sia pure restituite in una matrice comune reinterpretata con personale visione. La sua cifra stilistica è stata caratterizzata inizialmente dall'uso di colori intensi tesi a costituire un elemento strutturale ben definito rispetto alla rappresentazione pittorica.