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PITTORI: Giuseppe Vermiglio

Sant'Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Sant'Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

GIUSEPPE VERMIGLIO

1587-1635

Milano, chiesa S. Maria della Passione

 

Sant'Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

L'episodio che è stato dipinto da Vermiglio raffigura un giovane Agostino con una folta barba nera vestito con tutti gli attributi episcopali, mentre volge lo sguardo alla Vergine che allatta il Bambino e la figura di Cristo flagellato e sanguinate. Il soggetto in cui si è calato il pittore interpreta una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.

 

 

Giuseppe Vermiglio

Giuseppe Vermiglio (Alessandria, 1585-1635) un pittore la cui attività è conosciuta in modo frammentario. Si sa che trascorse il periodo dal 1600 al 1620 circa a Roma. Qui ebbe la possibilità di affinare la sua arte sotto la guida di Adriano di Monteleone. Sempre nel periodo romano ha l'occasione di avvicinarsi allo stile pittorico di Caravaggio. Verso il 1620 ritorna in Piemonte, dove svolge la sua carriera di pittore nelle città di Novara e Alessandria oltre che Milano e Mantova in Lombardia.

L'opera più aderente allo stile del Caravaggio è "L'apparizione di Gesù a San Tommaso" nella Chiesa di San Tommaso ai Cenci a Roma. Altre sue opere, più legate alla cultura lombarda si trovano a Brera, alla Galleria Sabauda di Torino, nel Duomo di Pavia, nel Duomo di Tortona e nel Museo di Sant'Eustorgio di Milano.